188-1886 - Art institute of Chicago - Olio su
tela (cm.295x308)
LETTURA
DELL'OPRERA
Esposta all'ultima ed ottava mostra
degli Impressionisti, La
Grande-Jatte di Seurat suscitò il disappunto di Monet e i
commenti malevoli del pubblico, che non riuscì a comprenderne la portata
innovativa. L'opera, composta faticosamente in due anni, dal 1884 al 1886, traduce
in pittura le teorie sul colore del chimico Michel-Eugène Chevreul ed, in
particolare, il principio del contrasto simultaneo, secondo cui un dato colore,
accostato con il suo complementare, acquista maggiore lucentezza e vivacità
cromatica. Da qui l'intuizione di Seurat di disporre i colori divisi ma accostati sulla
tela con una fitta trama di piccole pennellate, inventando così la “tecnica”
del divisionismo, o del puntillismo, lasciando alla
sintesi retinica la percezione, da parte del riguardante, del colore risultante
dalla giustapposizione di più colori. La realizzazione dell'immagine con
questo procedimento razionale è stato definito, già dallo stesso
autore, impressionismo scientifico, contrapposto
all'impressionismo lirico di Renior e Monet. Il quadro, dal
grande e inconsueto formato, è stato dipinto in studio, con l'utilizzo di una
gran quantità di disegni preparatori e studi ad olio eseguiti en
plein-air, con scorci di paesaggio e personaggi. Il soggetto, tipico
dell'impressionismo, è uno spaccato di vita parigina del tempo: una ordinaria
domenica pomeriggio estiva sull'isola della Grande-Jatte, affollata di gente in
cerca di svago. Lo spazio dipinto è rappresentato in prospettiva centrale, con
un unico punto di fuga molto alto, che coincide col monocolo del personaggio
maschile in cilindro, in primo piano, che avanza da destra in compagnia di una
signora molto alla moda, che tiene stranamente una scimmietta al guinzaglio.
Sempre in primo piano, un altro gruppo di tre personaggi (una coppia di borghesi
ed un fantino) scruta il corso tranquillo della Senna. Dietro di loro
scodinzola un cane, oggetto di attenzione di un altro cagnolino, colto in un
buffo salto in avanti. Oltre questi personaggi in primo piano, intorno alla
figura di una signora con l'ombrellino rosso, messa idealmente al centro della
composizione, ruota tutta una miriade di personaggi, tra i più vari, che
occupano studiatamente lo spazio dipinto, chiaro, luminoso ed esteso in
profondità. Sono i protagonisti della personale commedia umana di
Georges-Pierre Seurat, immersi in una dimensione quasi irreale di immobilità e
di sospensione temporale. Sono forme geometriche e inanimate, come manichini,
come i blocchi di Piero della Francesca, ma quasi privi di
peso e di volume, bloccati nello spazio del quadro in una visione
eterna, silenziosa e immutabile. Come ha scritto il compianto professor
Federico Zeri in Cento Dipinti, Seurat, Grande Jatte, “Seurat
non vuole catturare, alla maniera impressionista, gli effetti fugaci della
realtà: egli cerca piuttosto di inquadrare la realtà percepita entro un'armonia
rigorosa e pianificata di linee e colori, affidandosi alle leggi dell'ottica.
Opera fortemente innovativa, la Grande-Jatte diventa subito il manifesto del
nuovo movimento post-impressionista.”
La Grande Jatte fu esposta all'ottava
ed ultima mostra degli Impressionisti, dal 15 maggio al 15 giugno 1886,
per decisione dell'organizzatore Camille Pissarro, intenzionato ad ampliare la
cerchia degli impressionisti romantici con l'ammissione
dei giovani impressionisti scientifici, nonostante
il parere contrario di Monet, di Renoir, di Caillebotte e di Sisley,
i quali, in aperta polemica con la scelta di Pissarro non esposero alcuna loro
opera.
VITA IN BREVE DI GIORGES-PIERRE
SEURAT
Geeoges-Pierre Seurat nasce a Parigi
il 2 dicembre del 1859. Di famiglia agiata, il giovanissimo Seurat mostra
grande passione per l'arte. Incoraggiato da uno uno zio pittore, nel 1876 si
iscrive alla scuola municipale di disegno e nel 1878 è ammesso all'Ecole des
Beaux-Arts, completando frattanto la sua formazione culturale con importanti
letture sull'estetica, sulle leggi dell'ottica e sulle teorie del colore, tra
cui La loi du contraste simultané di Chevreul. Nel 1879, influenzato
dalle opere osservate nella quarta mostra degli impressionisti, lascia l'Ecole
des Beaux-Arts. Sul finire dell'anno parte per il servizio militare, che
svolge nella città di Brest. Terminato il servizio militare, nel 1880 ritorna a
Parigi, ove prende uno studio in affitto, in rue Chabrol, 19. Dopo varie
esperienze artistiche, e sempre immerso nello studio assiduo, nel 1884
completa Baignade Asnières, che prelude al suo capolavoro assoluto:
la Grande Jatte, iniziato nel maggio dello stesso anno e completato
soltanto due anni dopo, in tempo per essere esposto alla ottava ed ultima
mostra degli impressionisti, il 15 giugno del 1886. Trascorre un periodo
intenso di lavoro, in cui l'artista riscuote un discreto successo, suscitando
l'interesse entusiastico del giovane critico Felix Fénéon. Ma nel 1891, Seurat
si ammala irrimediabilmente di difterite. Il 29 marzo dello stesso anno,
l'artista raffinato e intellettuale muore, all'età di soli 32 anni.
L'ESTETICA “SCIENTIFICA” DI GEORGES
SEURAT
In una lettera scritta il 28 agosto
1890 ed inviata a Maurice de Beaubourg Seurat scrive: ESTETICA. L'arte
è armonia. Armonia significa analogia dei contrari, analogia degli elementi
similari di “tono”, di “colore”, ”di linea”, considerati in rapporto alla loro
dominante e sotto l'influenza della luce, in combinazioni che esprimono gioia,
serenità o dolore. I contrasti sono: per il “tono”, una luminosità più chiara,
contro una più scura; per il “colore” i complementari, per esempio un
determinato rosso opposto al suo complementare eccetera (rosso-verde,
arancione-blu, giallo-viola); per una “linea”, quelle che formano un angolo
retto. La gioia del “tono” deriva dalla sua luminosità; quella del “colore”,
dalla dominante di intensità; ed infine quella della “linea”, dalle linee sopra
l'orizzonte. La serenità del “tono” deriva dall'equivalenza di chiaro e di
scuro; quella del ”colore”, dall'equivalenza di caldo e freddo; quella della
“linea”, dall'orizzontale. Il dolore del “tono” risulta dalla dominante scura;
quella del “colore”, dalla dominante fredda; della “linea”, dalle direzioni
abbassate. TECNICA. Dati per concessi i fenomeni della durata di
un'impressione luminosa sulla retina, il risultato che ne deriva è la sintesi.
Il mezzo d'espressione è la mescolanza ottica dei toni e dei colori (sia del
colore locale sia del colore illuminante: il sole, la lampada a olio, la
lampada a gas, eccetera), ossia delle luci e delle loro reazioni (ombre)
secondo la legge del contrasto, della gradazione, dell'irradiazione. La cornice,
in un quadro, è in contrapposizione all'insieme dei toni, dei colori e delle
linee del
dipinto.
©Giuseppe
Lucio Fragnoli
IL POST SOPRA
RIPORTATO HA SCOPO ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO, ED È RIVOLTO PERTANTO AGLI
STUDENTI E AGLI APPASSIONATI.
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