PENSIERI SULL’IMITAZIONE DELL’ARTE GRECA NELLA PITTURA E NELLA SCULTURA (1775 -1776)
DI JOHANN JOACHIM WINCKELMANN.
BREVISSIMA MA VERIDICA SPIEGAZIONE DI G. LUCIO FRAGNOLI.
Nello scritto Pensieri
sull’imitazione dell’arte greca Johann J. Winckelmann tratta, in modo
del tutto coerente e con la sua sensibilità di esteta raffinato, i fattori che
definiscono la particolare bellezza delle realizzazioni scultoree e pittoriche
greche antiche.
Secondo il grande studioso il gusto
ricercato che prevaleva al suo tempo derivava direttamente dal mondo greco.
Difatti, non a caso, il Laocoonte era stato una preziosa fonte
di ispirazione sia per gli artisti antichi sia per i moderni, così come
il Canone di Policleto, che si fonda su un’ideale di
perfezione formale universalmente valida. Nell’arte greca, dunque, si
concretizza un concetto di bellezza ideale, generata completamente
dall’intelletto umano, che sopravanza quella della natura.
La bellezza, i greci antichi, la
ricercavano dapprima nel proprio corpo con dure prove fisiche che ne
modellavano la muscolatura, ostentandola col candido culto della nudità. Erano,
quindi, essi stessi i modelli, senza “mollezze e pinguitudine”, delle
splendide statue dal contorno perfetto, ove per contorno si
intende il limite della figura.
La bellezza del corpo era di
fondamentale importanza per i greci, tanto che si svolgevano persino gare di
avvenenza. La mania della bellezza corporea si rifletteva di conseguenza
nell’arte. La bellezza sensuale proponeva all’artista la bella natura,
mentre la bellezza ideale si concretava nei lineamenti
sublimi: dalla prima egli prendeva l’umano, dalla seconda il divino. Ma
l’artista greco persegue costantemente un ideale di bellezza, che non si basa
sull’utilizzazione di un modello, ma di numerosi modelli.
Bello ideale e bella natura.
Per raggiungere il suo bello
ideale quanto la bella natura l’artista ricorre a
vari e sottili accorgimenti stilistici, che sono: il già citato contorno, ossia
un nobile contorno; un fine panneggio, ossia l’impareggiabile panneggio
greco; “una nobile semplicità e quieta grandezza”;
l’eccelsa rappresentazione dell’anima.
Il contorno.
Nelle figure dei Greci il più nobile
contorno unisce e circoscrive tutte le parti della più bella natura e della
bellezza ideale o, per meglio dire è il carattere distintivo dell’una e
dell’altra. “Si crede che Eufranone, che fu il più illustre nei tempi
posteriori a Zeusi, fosse il primo a dare al contorno un carattere più nobile”.
Il contorno è tanto più nobile se non ha eccessivi incavi, protuberanze ed
altre sguaiatezze, ed è in sostanza “la linea che separa il giusto dal
superfluo”.
Il panneggio.
“Col termine panneggio si
s’intende ciò che l’arte insegna sui rivestimenti che coprono la nudità delle
figure e sulle pieghe di essi”. Questa perizia è per Winckelmann la terza
prerogativa delle figure greche, dopo la bella natura e il nobile contorno. Il
panneggio greco e ordinariamente realizzato con stoffe fini e bagnate, che
aderendo perfettamente al corpo ne rivelano e ne esaltano le forme. Ed
effettivamente l’unico vestimento delle donne greche era il peplon,
che letteralmente significa velo.
Nobile semplicità e quieta grandezza.
Infine, la fondamentale qualità delle
massime realizzazioni greche è una nobile semplicità e quieta grandezza,
sia nella scelta delle posture così come nell’espressione dei personaggi
rappresentati. “Come la profondità del mare che resta sempre immobile per
quanto agitata ne sia la superficie, l’espressione delle figure greche, per
quanto agitate dalle passioni, mostra sempre un’anima grande e posata”.
L’anima.
Tutto questo, sostiene Winckelmann, si
osserva nel Laocoonte, la cui grande anima si riflette sul volto
del personaggio. Dolore del corpo e grandezza dell’anima sono sapientemente
distribuiti su tutto il corpo e sembrano tenersi in equilibrio. “L’anima si fa
più facilmente conoscere ed è più caratteristica nelle forti passioni, ma
grande e nobile è solo in stato d’armonia, cioè in stato di riposo”.
© G. LUCIO FRAGNOLI
Nessun commento:
Posta un commento