MARAT ASSASSINATO (1793)
di Jacques-Louis David
Musées des Beaux-Arts, Bruxelles (cm. 175x136)
" à Marat,
David, l'an deux "
LETTURA DELL'OPERA
Il quadro viene ultimato da David
nell'ottobre del 1793, l'anno II° del mese vendemmiaio del calendario
rivoluzionario. Il 13 luglio del 1793 la girondina Anne Carlotte Corday,
con la scusa di consegnargli una suppilca, si fa ricevere da Marat e lo uccide a
tradimento. Sul posto subito dopo arriva David, che annota qualche
porticolare della scena del crimine.
La Convenzione lo incarica di
dipingere un quadro in onore del rivoluzionario assassinato. David
cambia moltissimi particolari della stanza, elaborando un'immagine del
tutto diversa da quella reale, concependola come una testimonianza sulla
grandezza etica e morale dell'amico
del popolo: il suo destino si è inesorabilmente e tragicamente
compiuto, con un atto vile che innalza l'uomo al rango superiore di martire ed
eroe.
Il titolo che David dà al dipinto
è scritto in basso sulla cassetta di legno: 'A Marat. David. Non La morte di Marat, o
Marat assassinato.
Dato che l'artista non rappresenta l'azione scellerata dell'omicidio, ma
l'esito drammatico del fatto, invitandoci a riflettere su di una esistenza
superiore, che sopravvive alla morte.
Il corpo di Marat giace riverso
nella vasca da bagno, nella quale doveva stare per molte ore della
giornata per alleviare la sofferenza che gli derivava da una malattia
della pelle, contratta negli anni della rivoluzione,
perché costretto a nascondersi in ambienti malsani, per sottrarsi ai
suoi persecutori.
In questo
si desume l'altezza morale dell'uomo, che vincendo il dolore fisico
continua la sua opera politica al servizio del popolo. Ora è disteso come
un filosofo dell'antichità, martire per le sue idee, in un ambiente disadorno e
nella povertà degli arredi, a dimostrazione della sua onestà e
incorruttibilità. Nella mano destra tiene ancora la penna e nella sinistra la
supplica, a lui consegnata con l'inganno dalla donna che lo ha ucciso, che ha
lasciato il suo coltello sulla scena del delitto.
Il destino dell'uomo si è
inesorabilmente compiuto, il silenzio è drammaticamente
disceso sul corpo senza vita di Marat, come la luce, quasi
irreale, quasi a sottolineare la soprannaturalità dell'evento,
che discende dall'alto sulle cose, sul lenzuolo
e sul panno verde, sulla rozza cassetta utilizzata come
scrittoio, sulla penna e sul calamaio, sulla vasca con l'ucciso e sull'arma
lasciata dall'assassina. Nella parete che fa da sfondo, buia e
incolore, attraversata da un pulviscolo fluorescente, David ha riassunto la sua
idea della morte, vista come mistero, ma
forse senza possibilità di un'altra vita. Alla morte può sopravvive soltanto la fama di grandezza degli uomini.
Davanti al quadro il riguardante
resta quindi silenzioso e assorto come davanti al sepolcro di un
martire, in uno stato d'animo di composta commozione.
LA
LETTURA DI BAUDELAIRE
Nell'articolo "Le Museé
Classique du bazar Bonne-Nouvelle", pubblicato in Le Corsair-Satan nel
1846, Charles Baudelaire rende un notevole ed ammirato tributo critico al
capolavoro di David, definendolo un "poema inconsueto". Ed
infatti egli scrive:
"Questo è il pane dei forti
ed il trionfo dello spiritualismo; crudele come la natura, questo dipinto
ha il profumo tutto dell'ideale. Quale era dunque la bruttezza che la santa
Morte lo ha così prontamente cancellata con la punta della sua ala? Marat può
ormai sfidare Apollo, la Morte lo ha ora baciato con labbra amorose, e lui
riposa nella quiete della sua metamorfosi. Vi è in questa opera alcunché
nel contempo di tenero e pungente; nell'aria fredda di questa camera, su
questi muri freddi, intorno a questa fredda e funebre vasca da bagno, si libra
un'anima."
VITA DI DAVID IN BREVE.
1748. Nasce a Parigi
Jacques-louis David. 1757. Il padre viene ucciso in duello. 1771. David è
allievo di Joseph-Marie Vien. Vince il secondo premio dell'Accademia di
pittura. 1772. David tenta il suicidio. 1774. Vince il Prix de Rome. 1775.
David è a Roma. 1782. Si sposa con Charlotte Pécoul. 1783 - 1786. nascono i
suoi quattro figli. 1789. Presa della Bastiglia. 1792. Viene eletto deputato
della Convenzione. 1794. Cade Robespierre e viene incarcerato per un anno.
1800. David viene nominato pittore ufficiale del governo da Napoleone. 1804.
Viene nominato pittore dell'Imperatore. 1815. Si schiera con Napoleone durante
i cento giorni. 1816. Rifiutando la clemenza del Re preferisce l'esilio in
Belgio. 1825. Muore il 29 dicembre, per l'aggravamento di una grave forma di
raffreddamento.
BREVIARIO
DEL NEOCLASSICISMO
Il
neoclassicismo è lo stile che, nato a Roma, s’afferma a partire dal 1770 circa,
e che ha come antefatto culturale quel grande movimento di idee noto col
termine di illuminismo. Gli illuministi, attraverso il libero pensiero, si
proposero di realizzare un mondo nuovo, governato da leggi ispirate
all'uguaglianza sociale, cancellando per sempre i privilegi del clero e di una
nobiltà inetta e in piena decadenza morale. La conseguenza storica
dell’illuminismo, furono prima la rivoluzione americana e poi la rivoluzione
francese. La rivoluzione francese nacque dal supremo disegno di creare una
società «stabile ed armoniosa» per dirla con le parole di Isaiah Berlin
«fondata su principi immutabili: un sogno di perfezione classica…» I dogmi, il
rigido 'assetto sociale e gli arcaici privilegi dell’antico regime crollarono
sotto la luce della ragione e di un idealismo intransigente. Con la stessa forza
rivoluzionaria, il neoclassicismo segnò la fine del capriccioso, polveroso,
sensuale e fatuo rococò. La chiarezza della ragione vinse sui mendaci e confusi
artifici del dogma.
Il
termine di neoclassicismo, che fu coniato alla fine dell’Ottocento
in senso spregiativo, farebbe pensare ad una corrente artistica di mero e
convenzionale rifacimento dell’arte greca e romana. Fu al contrario un
movimento eversivo e travolgente, che mirò a realizzare un risorgimento delle
arti, una rinnovata rifioritura artistica simile a quella rinascimentale. Gli
artisti e i teorici lo chiamavano semplicemente il vero stile.
Un vento
di trasformazione cominciava a soffiare nei salons parigini, rinfrescandone
l’atmosfera chiusa e profumata, eliminando curve e codini rococò, soffiando via
gli ornamenti delicatamente fragili: boccioli di rosa e conchiglie e cupidi
incipriati con i sederini delicatamente imbellettati come le guance, tutte le
figure della commedia dell’arte in posa e le altre squisite frivolezze e
perversità che avevano fatto la delizia di una società di gusti difficili,
ultrasofisticata… (Hugh Honour).
Il teorico del “vero stile” fu J. Winckelmann, il quale sosteneva che bisognava
“imitare” i grandi maestri antichi. Ma imitare non significava – secondo il suo
pensiero - copiare, bensì fare propri ed utilizzare i modelli e i canoni
estetici degli artisti antichi, in un processo catartico di produzione del
nuovo e del moderno. Ed infatti, il neoclassicismo è a tutti gli effetti uno
stile moderno, come moderna è la neoclassica estetica del sublime, che
si riassume in superamento della contemplazione, con un forte coinvolgimento
spirituale e sentimentale nel godimento della bellezza.
Il neoclassicismo nacque per
reazione al rococò, ma divenne ben presto uno stile profondo, portatore di alti
valori etici e morali, avversatore dei dogmi e dell’ignoranza, della
superstizione e della dissolutezza. Il suo decadimento fu dovuto alla
banalizzazione che ne fece il periodo napoleonico, che ne fece uno stile
celebrativo e retorico, rappresentativo della grandeur imperiale. Cosa questa
che favorì la graduale affermazione del romanticismo anche in chiave
antifrancese. Molti pensano, sbagliando, che neoclassicismo e romanticismo
siano due contrapposte e del tutto differenti correnti artistiche. Per come la
penso io, il romanticismo fu l'evoluzione naturale del neoclassicismo, che
aveva esaurito ben presto i suoi temi e la sua linfa innovativa. Sia l'uno che
l'altro movimento procedettero insieme per un certo periodo ed ebbero molto in
comune, compresa l'estetica del sublime. Erano, in buona sostanza, quasi due
facce della stessa medaglia, rappresentavano entrambe quel mondo e quella
società moderna che stavano nascendo impetuosamente, e spesso una corrente
sconfinava e si cibava nell'altra, o la negava con violenza, dimostrano
implicitamente di riconoscerla come riferimento importante. Diversi erano però
e i temi e la rappresentazione degli stati d'animo. Diversa era la visione
dell'uomo, che stava diventando l'unico libero padrone delle proprie idee e
della proprie creazioni.
© G. LUCIO FRAGNOLI
IL POST SOPRA RIPORTATO HA SCOPO ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO, ED È RIVOLTO PERTANTO AGLI STUDENTI E AGLI APPASSIONATI.
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