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giovedì 25 marzo 2021

MARAT ASSASSINATO di Jacques-Louis David

 


MARAT ASSASSINATO (1793) di Jacques-Louis David

Musées des Beaux-Arts, Bruxelles (cm. 175x136)

" à Marat, David, l'an deux "

 

LETTURA DELL'OPERA

 

Il quadro viene ultimato da David nell'ottobre del 1793, l'anno II° del mese vendemmiaio del calendario rivoluzionario. Il 13 luglio del 1793 la girondina Anne Carlotte Corday, con la scusa di consegnargli una suppilca, si fa ricevere da Marat e lo uccide a tradimento. Sul posto subito dopo arriva David, che annota qualche porticolare della scena del crimine. 

La Convenzione lo incarica di dipingere un quadro in onore del rivoluzionario assassinato. David cambia moltissimi particolari della stanza, elaborando un'immagine del tutto diversa da quella reale, concependola come una testimonianza sulla grandezza etica e morale dell'amico del popolo: il suo destino si è inesorabilmente e tragicamente compiuto, con un atto vile che innalza l'uomo al rango superiore di martire ed eroe. 

Il titolo che David dà al dipinto è scritto in basso sulla cassetta di legno: 'A Marat. David. Non La morte di Marat, o Marat assassinato. Dato che l'artista non rappresenta l'azione scellerata dell'omicidio, ma l'esito drammatico del fatto, invitandoci a riflettere su di una esistenza superiore, che sopravvive alla morte. 

Il corpo di Marat giace riverso nella vasca da bagno, nella quale doveva stare per molte ore della giornata per alleviare la sofferenza che gli derivava da una malattia della pelle, contratta negli anni della rivoluzione, perché costretto a nascondersi in ambienti malsani, per sottrarsi ai suoi persecutori.

In questo si desume l'altezza morale dell'uomo, che vincendo il dolore fisico continua la sua opera politica al servizio del popolo. Ora è disteso come un filosofo dell'antichità, martire per le sue idee, in un ambiente disadorno e nella povertà degli arredi, a dimostrazione della sua onestà e incorruttibilità. Nella mano destra tiene ancora la penna e nella sinistra la supplica, a lui consegnata con l'inganno dalla donna che lo ha ucciso, che ha lasciato il suo coltello sulla scena del delitto.

Il destino dell'uomo si è inesorabilmente compiuto, il silenzio è drammaticamente  disceso sul corpo senza vita di Marat, come la luce, quasi irreale,  quasi a sottolineare la soprannaturalità dell'evento, che discende dall'alto sulle  cose, sul  lenzuolo e sul panno verde, sulla rozza cassetta  utilizzata come scrittoio, sulla penna e sul calamaio, sulla vasca con l'ucciso e sull'arma lasciata dall'assassina. Nella parete che fa da sfondo, buia e incolore, attraversata da un pulviscolo fluorescente, David ha riassunto la sua idea della morte, vista come mistero, ma forse senza possibilità di un'altra vita. Alla morte può sopravvive soltanto la fama di grandezza degli uomini.

Davanti al quadro il riguardante resta quindi silenzioso e assorto come davanti al sepolcro di un martire, in uno stato d'animo di composta commozione.    

 

LA LETTURA DI BAUDELAIRE

 

Nell'articolo "Le Museé Classique du bazar Bonne-Nouvelle", pubblicato in Le Corsair-Satan nel 1846, Charles Baudelaire rende un notevole ed ammirato tributo critico al capolavoro di David, definendolo un "poema inconsueto". Ed infatti egli scrive:

"Questo è il pane dei forti ed il trionfo dello spiritualismo; crudele come la natura, questo dipinto ha il profumo tutto dell'ideale. Quale era dunque la bruttezza che la santa Morte lo ha così prontamente cancellata con la punta della sua ala? Marat può ormai sfidare Apollo, la Morte lo ha ora baciato con labbra amorose, e lui riposa nella quiete della sua metamorfosi. Vi è in questa opera alcunché nel contempo di tenero e pungente; nell'aria fredda di questa camera, su questi muri freddi, intorno a questa fredda e funebre vasca da bagno, si libra un'anima."

 



VITA DI DAVID IN BREVE.

 

1748. Nasce a Parigi Jacques-louis David. 1757. Il padre viene ucciso in duello. 1771. David è allievo di Joseph-Marie Vien. Vince il secondo premio dell'Accademia di pittura. 1772. David tenta il suicidio. 1774. Vince il Prix de Rome. 1775. David è a Roma. 1782. Si sposa con Charlotte Pécoul. 1783 - 1786. nascono i suoi quattro figli. 1789. Presa della Bastiglia. 1792. Viene eletto deputato della Convenzione. 1794. Cade Robespierre e viene incarcerato per un anno. 1800. David viene nominato pittore ufficiale del governo da Napoleone. 1804. Viene nominato pittore dell'Imperatore. 1815. Si schiera con Napoleone durante i cento giorni. 1816. Rifiutando la clemenza del Re preferisce l'esilio in Belgio. 1825. Muore il 29 dicembre, per l'aggravamento di una grave forma di raffreddamento.

 

 

BREVIARIO DEL NEOCLASSICISMO

 

 

Il neoclassicismo è lo stile che, nato a Roma, s’afferma a partire dal 1770 circa, e che ha come antefatto culturale quel grande movimento di idee noto col termine di illuminismo. Gli illuministi, attraverso il libero pensiero, si proposero di realizzare un mondo nuovo, governato da leggi ispirate all'uguaglianza sociale, cancellando per sempre i privilegi del clero e di una nobiltà inetta e in piena decadenza morale. La conseguenza storica dell’illuminismo, furono prima la rivoluzione americana e poi la rivoluzione francese. La rivoluzione francese nacque dal supremo disegno di creare una società «stabile ed armoniosa» per dirla con le parole di Isaiah Berlin «fondata su principi immutabili: un sogno di perfezione classica…» I dogmi, il rigido 'assetto sociale e gli arcaici privilegi dell’antico regime crollarono sotto la luce della ragione e di un idealismo intransigente. Con la stessa forza rivoluzionaria, il neoclassicismo segnò la fine del capriccioso, polveroso, sensuale e fatuo rococò. La chiarezza della ragione vinse sui mendaci e confusi artifici del dogma.

Il termine di neoclassicismo, che fu coniato alla fine dell’Ottocento in senso spregiativo, farebbe pensare ad una corrente artistica di mero e convenzionale rifacimento dell’arte greca e romana. Fu al contrario un movimento eversivo e travolgente, che mirò a realizzare un risorgimento delle arti, una rinnovata rifioritura artistica simile a quella rinascimentale. Gli artisti e i teorici lo chiamavano semplicemente il vero stile.

Un vento di trasformazione cominciava a soffiare nei salons parigini, rinfrescandone l’atmosfera chiusa e profumata, eliminando curve e codini rococò, soffiando via gli ornamenti delicatamente fragili: boccioli di rosa e conchiglie e cupidi incipriati con i sederini delicatamente imbellettati come le guance, tutte le figure della commedia dell’arte in posa e le altre squisite frivolezze e perversità che avevano fatto la delizia di una società di gusti difficili, ultrasofisticata… (Hugh Honour).


Il teorico del “vero stile” fu J. Winckelmann, il quale sosteneva che bisognava “imitare” i grandi maestri antichi. Ma imitare non significava – secondo il suo pensiero - copiare, bensì fare propri ed utilizzare i modelli e i canoni estetici degli artisti antichi, in un processo catartico di produzione del nuovo e del moderno. Ed infatti, il neoclassicismo è a tutti gli effetti uno stile moderno, come moderna è la neoclassica estetica del sublimeche si riassume in superamento della contemplazione, con un forte coinvolgimento spirituale e sentimentale nel godimento della bellezza.

Il neoclassicismo nacque per reazione al rococò, ma divenne ben presto uno stile profondo, portatore di alti valori etici e morali, avversatore dei dogmi e dell’ignoranza, della superstizione e della dissolutezza. Il suo decadimento fu dovuto alla banalizzazione che ne fece il periodo napoleonico, che ne fece uno stile celebrativo e retorico, rappresentativo della grandeur imperiale. Cosa questa che favorì la graduale affermazione del romanticismo anche in chiave antifrancese. Molti pensano, sbagliando, che neoclassicismo e romanticismo siano due contrapposte e del tutto differenti correnti artistiche. Per come la penso io, il romanticismo fu l'evoluzione naturale del neoclassicismo, che aveva esaurito ben presto i suoi temi e la sua linfa innovativa. Sia l'uno che l'altro movimento procedettero insieme per un certo periodo ed ebbero molto in comune, compresa l'estetica del sublime. Erano, in buona sostanza, quasi due facce della stessa medaglia, rappresentavano entrambe quel mondo e quella società moderna che stavano nascendo impetuosamente, e spesso una corrente sconfinava e si cibava nell'altra, o la negava con violenza, dimostrano implicitamente di riconoscerla come riferimento importante. Diversi erano però e i temi e la rappresentazione degli stati d'animo. Diversa era la visione dell'uomo, che stava diventando l'unico libero padrone delle proprie idee e della proprie creazioni.

 













© G. LUCIO FRAGNOLI


IL POST SOPRA RIPORTATO HA SCOPO ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO, ED È RIVOLTO PERTANTO AGLI STUDENTI E AGLI APPASSIONATI.


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