Di Jean-Auguste-Dominique Ingres, L’odalisque à l’eslave (firmato e datato 1839 - olio su tela - cm 72x100), Fogg Art Museum, Cambridge (Stati Uniti).
Siamo
all’interno di un harem, che potrebbe essere stato ripreso da miniature
persiane. Un’odalisca, dal corpo flessuoso e immerso in un bagno di luce, è adagiata
a terra in primo piano, su un tappeto a motivi geometrici, in una postura
voluttuosa, con la testa poggiata su cuscini di seta e con le gambe avvolte da
un leggero lenzuolo. La “venere esotica” ha posato su un rilucente panneggio
setoso il suo ventaglio di piume di struzzo e volge lo sguardo ammaliatore
verso il volto della suonatrice, in segreto pensiero di languore.
La musicante,
in posizione più arretrata rispetto alla fascinosa ottomana, anche lei seduta
sul tappeto, in una atteggiamento trasognato e leggermente lascivo, è vestita
vagamente alla turca con panni di seta e un turbante. Oltre una balaustra che
divide in due l’ambiente si scorge la figura di un eunuco che vigila discreto
sulle donne.
Ogni
dettaglio del dipinto evidenzia il carattere erotizzante del contesto
orientaleggiante, reso con precisione fiamminga e con l’uso di una luce morbida
e diffusa.
Si
capisce come, quello di Ingres sia un oriente di sogno, lontano e misterioso, in
cui è possibile appagare qualsiasi fantasia. È un oriente in cui vengono
evocate situazioni di sofisticato erotismo, in una propria e particolare concezione
della bellezza ideale, fatta di morbida e plasmabile corporeità, riconducibile
a modelli perlopiù rinascimentali.
Vita in
breve di Ingres
Jean-Auguste-Dominique Ingres nasce a
Mountauban il 20 agosto del 1870. Figlio maggiore del pittore
Jean-Marie-Joseph, è scolaro di David, a Parigi dal 1797.
Nel 1801 vince il Prix de Rome con il dipinto
Achille e gli inviati di Agamennone. L’anno
successivo apre un atelier nell’ex convento dei Cappuccini, giungendo presto ad
una notorietà che gli permetterà di eseguire nel 1804 il ritratto di Napoleone I console e due anni dopo Napoleone in trono.
Nel 1810 risiede e lavora stabilmente a
Roma e nel 1813 sposa Madeleine
Chapelle. In un periodo che va fino al 1914 dipinge opere di grande effetto
come il Sogno di Ossian, Raffaello e la Fornarina, Paolo e Francesca e la Grande odalisca. Dopo la caduta di
Napoleone nel 1815, lavora per una committenza ridotta e meno facoltosa.
Nel 1819 invia Ruggero e Angelica e la Grande
Odalisca al Salon, riscuotendo giudizi poco favorevoli dalla critica.
Nel 1820 si trasferisce a Firenze e nel 1823
è eletto membro corrispondente dell’Accadémie des Beaux-Arts di Parigi. Dal
1824 è a Parigi e l’anno seguente vi apre uno studio in vie Visconti, ricevendo la Legion d’Onore e venendo
anche eletto membro dell’Accadémie des Beaux-Arts.
Nel 1834 Ingres è di nuovo a Roma come
direttore dell’Accademia di Francia.
Nel 1841 ritorna a Parigi.
Nel 1849 muore la moglie, ma l’artista si
risposa, due anni dopo, con Delphine Ramel. All’Esposizione universale del 1855
espone 43 dipinti in una sala a lui esclusivamente dedicata. Nel 1862 è
nominato senotore.
Il 1867, alla sua morte, viene allestita una
grande mostra in suo onore all’École des Beaux-Arts.
«Secondo noi, uno degli aspetti che
innanzitutto distinguono il talento di Ingres, è l’amore per le donne. Il suo
libertinaggio è serio, pieno di convinzione. Ingres non appare mai tanto a
proprio agio ed efficiente come quando impegna il suo genio con le grazie di
una beltà.» (…)
C.
Baudelaire.
«”Sono un Gallo ma non di quelli che hanno
saccheggiato Roma.” Fedele a se stesso fino all’ultimo, Ingres è l’artista che
porta lo spirito del Neoclassicismo oltre l’età napoleonica, interpretando
anche i temi più romantici in chiave classicheggiante.»
F. Zeri.
Bibliografia: Federico Zeri, Cento Dipinti, Ingres, Bagno turco, 1998 RCS Libri S.p.A. –
Milano; Annalisa Zanni, I Gigli
dell’Arte, Ingres, 1990 Cantini
Editore, Borgo S. Croce, Firenze.
IL POST SOPRA RIPORTATO HA
SCOPO ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO, ED È RIVOLTO PERTANTO AGLI STUDENTI E AGLI
APPASSIONATI.
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