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mercoledì 24 marzo 2021

LA BARCA DI DANTE di Eugène Delacroix

 


Eugène Delacroix (1798-1863), La Barca di Dante, 1822; olio su tela (189 x 246 cm.);  

Parigi, Museo del Louvre

 

 LETTURA DELL'OPERA


Il quadro, esposto al Salon del 1822, è ispirato all’ottavo canto dell’Inferno di Dante, in cui si racconta dell’attraversamento della spaventoso pantano dello Stige, nelle cui acque penano gli iracondi, che si morsicano e si battono reciprocamente. Delacroix rappresenta il poeta e Virgilio a bordo di una imbarcazione, mentre sono traghettati oltre l’infame palude fino all’infuocata città di Dite, dal demonio Flegiàs, che si scorge di spalle, avvolto solo da un panneggio azzurro, intento a manovrare. Dante osserva inorridito i dannati davanti a sé, che si straziano nella loro stessa ira, l’uno mordendo o percuotendo l’altro, o dimenandosi in preda al loro atroce tormento. Tra questi vi è l’altezzoso e collerico fiorentino Filippo Argenti, che furibondo tenta di rovesciare la barca. Sconvolto da tale turpe vista, il poeta leva il braccio in alto come per ripararsene, ma il suo maestro, dall’espressione pietosa, cerca di infondergli coraggio, tenendolo per mano.

L’ambientazione è tetra e tenebrosa e, oltre il gruppo di personaggi in primo piano, si scorge soltanto l’infernale città, avvolta dal fumo e dalle fiamme, che lanciano sui personaggi sinistri bagliori e ne modellano drammaticamente le forme nel torbido contesto, ove i corpi dei dannati ricalcano palesemente modelli michelangioleschi.

Il soggetto dell’opera, prettamente romantico, è chiaramente realizzato in una visione sublime e movimentata, tendenzialmente instabile e oscillante, rimandando all’instabilità della zattera di naufraghi di Géricault. Ma nell’insieme la composizione, come la Zattera della Medusa, è solida, plastica e bilanciata nella disposizione delle masse corporee, collocate secondo un ben preciso schema quasi piramidale (che include i personaggi di Dante, Virgilio e Flegiàs) poggiante però sulla base ondulante degli irascibili. 

Nell’opera Delacroix dimostra che la luminosità del colore si rafforza dall’accostamento di un tono col suo complementare. Difatti inizia a sperimentare la divisione di un colore secondo i suoi componenti, riportati puri sulla tela e ricomposti dall’occhio umano in unico tono con le sue sfumature. Delacroix anticiperà con il suo stile maturo, il colorismo e le sperimentazioni cromatiche proprie degli impressionisti e dei postimpressionisti.      

 

 

 

IL ROMANTICISMO IN NUCE.

 

Il termine romantico deriva da romance, e significa sostanzialmente romanzesco, non reale. Ad esso si associa l’ulteriore significato di pittoresco, con cui nel Settecento si definiva la bellezza di uno scenario naturale e l’emozione stessa che produceva nell’animo umano. Il termine fu associato ad un interesse per la mitologia nordica e per la letteratura cavalleresca medievale, come per una sorta di riscatto dei propri miti rispetto a quelli estranei e lontani della classicità.

Il Romanticismo ebbe come più significativo antefatto lo Sturm und Drang, nato in Germania in antitesi al classicismo francese, che nega l’esistenza di modelli eccelsi e imprescindibili in poesia. Alla bella forma classica si contrappone il senso spirituale della poesia, superando il concetto di bellezza nel senso tradizionale: «nella realtà non esiste soltanto la natura bella ma anche la natura come terribilità, violenza, forza di distruzione», e ciò vale anche per la bellezza nella poesia; «l’arte caratteristica» è pertanto «la sola vera» (J.W. Goethe).

Il Romanticismo operò una rivalutazione delle varie culture popolari, rafforzando la coscienza di nazionalità, in una più generale rivalutazione storico-letteraria dell’antichità medioevale o nella rappresentazione nuova della modernità. Il ritorno ai tempi lontani del medioevo non potevano prescindere dalla riscoperta di Dio e della spiritualità, in un più intimo e sentito rapporto umano-divino e nella consapevolezza della labilità dell’esistenza.

Il presupposto irrinunciabile del Romanticismo è la consapevolezza dell’importanza della libertà spirituale.

Il Romanticismo si afferma nel campo delle arti visive tra il 1780 e il 1850 circa, con sviluppi differenti in ogni paese, con un comune senso di rifiuto dei principi classicisti, con l’esaltazione dell’individualismo e della libertà creativa,  l’amore per il fantastico, per il sentimentalismo e lo spiritualismo.

L’arte romantica concepisce la creazione dell’opera d’arte, come esperienza interiore, istintiva e individuale, non più mediata dalla ragione o dalla tradizione, con la riscoperta e la rivalutazione delle radici religiose, storiche, stilistiche, nazionali; ciò si tradurrà nella riscoperta del gotico e del Medioevo, dei contesti misteriosi e dell’esotismo.

In Inghilterra il Romanticismo si manifesta con tendenze al fantastico o al visionario, come in Blake o in Füssli, e la rivalutazione del tema del paesaggio per opera di Turner e Constable, con le implicite riflessioni sul pittoresco e sul sublime. La matrice romantica resta fondamentale anche per i preraffaelliti, che si volgono a modelli medievali o del primo rinascimento.

Diverso è lo sviluppo della pittura romantica in Francia che con Géricault e Delacroix prelude alla modernità con la predilezione di soggetti tratti dalla cronaca e dalla storia contemporanea.

Molti pensano, sbagliando, che Neoclassicismo e Romanticismo siano due contrapposte e del tutto differenti correnti artistiche. Per come la penso io, il romanticismo fu l'evoluzione naturale del neoclassicismo, che aveva esaurito ben presto i suoi temi e la sua linfa innovativa. Sia l'uno che l'altro movimento procedettero insieme per un certo periodo ed ebbero molto in comune, compresa l'estetica del sublime. Erano, in buona sostanza, quasi due facce della stessa medaglia, rappresentavano entrambe quel mondo e quella società moderna che stavano nascendo impetuosamente, e spesso una corrente sconfinava e si cibava nell'altra, o la negava con violenza, dimostrano implicitamente di riconoscerla come riferimento importante.

Diversi erano però e i temi e la rappresentazione degli stati d'animo. Diversa era la visione dell'uomo, che stava diventando l'unico libero padrone delle proprie idee e della proprie creazioni.   



© G. LUCIO FRAGNOLI



IL POST SOPRA RIPORTATO HA SCOPO ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO, ED È RIVOLTO PERTANTO AGLI STUDENTI E AGLI APPASSIONATI.



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