Il Bacio (1888-1889), di Auguste Rodin (1840 – 1917), marmo, (181,5 x 112,3 x 117 cm), Musée Rodin, PARIGI.
ANALISI DELL’OPERA
Nell’anno
1880 Rodin ricevette l’importante commissione per la realizzazione della porta
decorativa del costruendo Musée des Arts Décoratifs, che egli decise
di dedicare a temi tratti dall’Inferno di Dante, ispirandosi alla Porta
del Paradiso del Battistero di San Giovanni a Firenze, eseguita da
Lorenzo Ghiberti tra il 1425 e il 1452. L’artista iniziò a lavorare all’opera,
prevedendo un portale monumentale bronzeo con sopra raffigurati i personaggi
più significativi e gli episodi più commoventi del componimento poetico sui dannati.
Così progettò di inserire nella composizione, tra le altre rappresentazioni, l’atroce
storia del Conte Ugolino e la toccante vicenda di Paolo e Francesca,
con sculture a tuttotondo messe sopra gli stipiti, nonché la statua dello
stesso Dante, assorto nei suoi pensieri, e sistemato sulla porta, al disotto
del gruppo delle Tre Ombre.
Ma il
mastodontico portone, per motivi che sarebbe lungo quanto superfluo spiegare
qui, adesso, non fu mai inserito nell’edificio. Nonostante ciò, continuò il
suo lavoro, concependolo con assoluta libertà creativa, ispirandosi soprattutto
al Giudizio Universale di Michelangelo, cercando, suppongo io, di farne
una sorta di manifesto del suo pensiero sull’arte e nel contempo il suo
testamento spirituale.
Ne è
riprova che dal grande portale, alto più di sei metri, profondo uno e largo
quattro, in seguito trasse alcune parti e le trasformò in soggetti autonomi. Realizzò,
infatti, come soggetti autonomi sia i gruppi del Conte Ugolino e delle Tre
Ombre, la statua di Dante, che trasfigurò in quella de Il pensatore, eppure il gruppo di Paolo e Francesca, che assunse il nome de Il bacio,
con cui oggigiorno è conosciuto da tutti.
Sappiamo del doloroso caso narrato da Dante nel Canto V dell’Inferno, di Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, i quali erano cognati, dato che la nobildonna era sposata con Gianciotto, fratello di Paolo, i quali leggevano insieme di Lancillotto e Ginevra. Nel momento che lessero del bacio tra i due personaggi del romanzo cavalleresco, abbandonando ogni pudore, si baciarono anche loro con passione.
(...)
Quando
leggemmo il disiato riso
esser
basciato da cotanto amante,
questi,
che mai da me non fia diviso,
la
bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto
fu ‘l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.
(...)
Dante quindi colloca i due amanti nel secondo cerchio, quello dei lussuriosi, eternamente condannati a essere trasportati dall‘incessante tormenta che li sbatte contro le rocce.
François-Auguste René Rodin, è stato uno scultore antiaccademico e fortemente innovativo, spregiudicato e sagace, fondamentalmente proiettato verso la modernità. Tra i grandi maestri del passato, ha saputo ben osservare, su tutti, Michelangelo Buonarroti. Il suo stile è una sapiente fusione di naturalismo, simbolismo, plasticismo michelangiolesco ed espressionismo, in una visione complessivamente neoromantica. Il bacio è universalmente ritenuto il suo più significativo capolavoro.
L’opera, che riscosse già al suo tempo grande successo, era stata pensata per il grande portale, e doveva rappresentare il momento di maggiore pathos della storia d’amore tra Paolo e Francesca. Poi l’artista la concepì in senso più universale, figurando nei due amanti la passione amorosa stessa, lasciando il libro come unico riferimento al progetto iniziale. I due personaggi, uniti da un abbraccio, sono colti in uno struggente momento di desiderio. Sono seduti su un rialzo roccioso, coi corpi nudi morbidamente avvinghiati e abbandonati, percorsi da un percepibile fremito erotico. Le posture dei personaggi conducono studiatamente l’occhio dell’osservatore al bacio, eterno e sensuale, icona modernista dell’eros. Ma oltre la carnalità, evidente traspare l’amore, espresso per quello che è: ardore incontenibile e misterioso che avviluppa i due corpi in un’unica palpitante entità. E tutto questo, con singolare bellezza, pulsa nella pietra come cosa viva e coinvolge l’animo dello spettatore, sicuro di essere di fronte ad una delle più grandi imprese concluse da mano da artista. Ecco, io collocherei Il bacio di Rodin in un ideale comparto della storia della civiltà sul tema dell’amore, insieme al bacio di Amore e Psiche, immortalato da Canova, a quello di Hayez, eccetera eccetera. Il bacio fu prodotto in tre originali marmorei, a testimoniare l’apprezzamento del pubblico per il soggetto, ma lo stesso autore commentò in modo inclemente che l’opera altro non era che “un grande soprammobile” che non permette di “aprire ampi orizzonti ai sogni”. Sono alquanto convinto che nell’affermazione del maestro si possa notare il suo fastidio per la particolare attenzione degli appassionati che polarizzava l’opera a discapito della restante produzione, che era senz’altro notevole. Tutto qui.
Rodin, Il pensatore.
Brevi notizie sulla vita
François-Auguste
René Rodin (Parigi
1840 – Meudon 1917) è universalmente considerato uno dei maggiori scultori
moderni.
Era stato allievo di Albert-Ernest
Carrier-Belleuse. Esordì al Salon del 1877 con L’Età del ronzo. Nel
1893 fu dichiarato più grande scultore vivente. Visse ed operò soprattutto a Parigi, ma
dal 1893 si ritirò a Meudon, dove morì.
IL POST SOPRA RIPORTATO HA
SCOPO ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO, ED È RIVOLTO PERTANTO AGLI STUDENTI E AGLI
APPASSIONATI.
© G. LUCIO FRAGNOLI
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