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mercoledì 31 marzo 2021

IL GIURAMENTO DEGLI ORAZI di Jacques-Louis David


 

Il Giuramento degli Orazi, Jacques-Louis David, Louvre, Parigi.

  

LETTURA DELL’OPERA 

 

Il Giuramento degli Orazi (1784) di Jacques-Louis David, è ispirato dalla tragedia Horace di  Corneille, tratta dalla leggenda romana, secondo cui, nell’età del re Tullio Ostilio (VII sec. a.C.) i tre fratelli Orazi si offrirono per combattere contro i tre fratelli Curiazi e decidere così le sorti del conflitto tra Roma e Albalonga. 

Di tutto l’episodio, il pittore sceglie il momento di maggiore tensione psicologica, ossia il rito del giuramento, che si svolge alle prime luci dell’alba, all’interno di un chiostro tuscanico. Attraverso uno schema prospettico rigoroso, David realizza uno spazio tripartito, in cui sono sapientemente collocati i vari personaggi, i quali rappresentano tre stati d’animo diversi: la determinazione e l’amor patrio del padre, messo al centro della composizione, che porge le spade; l’eroismo e la pronta adesione dei figli al patto d’onore; cui si contrappone il sentimento più ordinario di dolore delle donne, tra le quali se ne scorge una vestita di scuro, una vedova indubbiamente, che anticipa l’esito tragico della vicenda. 

Il gruppo delle donne affrante, sorprendentemente, è una sorta di quadro nel quadro, che testimonia in modo eloquente come il dolore e il pianto, meritino la stessa importanza dell'orgoglio e dell'amor patrio, del coraggio e della determinazione. Le donne distrutte dal dolore suscitano nel riguardante un sentimento di commozione, ma pure ciò è perfettamente coerente, dato che la visione neoclassica è estetica, etica, morale, ma anche commovente e non rifiuta il pianto, se è causato da sentimenti sinceri ed elevati.


CONSIDERAZIONI GENERALI

 

Col Giuramento degli Orazi, David raggiunge la piena maturità stilistica, in una visione chiara, severa e potente, come quella d’un quattrocentista fiorentino, nel perfetto equilibrio di luce ad una determinata ora del giorno, spazio architettonico dipinto, complessità ed introspezione psicologica dei personaggi rappresentati. Per la scelta del soggetto David fu quasi sicuramente ispirato dall’Horace di Corneille, ripresa dai fatti narrati da Tito Livio, secondo il quale i tre fratelli Orazi scelsero di decidere le sorti della guerra tra Albalonga e Roma con un duello con i tre fratelli Curiazi della città nemica. Allo scontro sanguinoso sopravvisse uno solo uomo degli Orazi, che tornò a Roma da trionfatore, e dove ritrovò sua sorella distrutta dal dolore per la perdita del suo promesso sposo, uno dei fratelli Curiazi. Il giovane vittorioso impietosamente la uccise, e fu condannato a morte. Ma il padre chiese per lui clemenza e fu graziato, per alcun principio di giustizia, ma piuttosto per il valore da lui dimostrato, che prevalse sulla mancanza dell’importantissima prerogativa stoica e romana dell’autocontrollo.

 


SIGNIFICATO “POLITICO” DEL GIURAMENTO DEGLI ORAZI

 

Sebbene sia stato dipinto poco prima della rivoluzione francese, Il Giuramento degli Orazi niente ha a che vedere con essa. Il quadro fu dipinto a Roma ed acquistato dal conte d’Angiviller per la Corona. Lo stesso David non attribuì mai nessun significato politico all’opera, ma ne evidenziava invece solo la purezza e nobiltà delle passioni incarnate dai personaggi. David viene da molti considerato un artista politico. Ed a questo proposito ci sono due correnti di pensiero opposte: una che lo esalta come gran rivoluzionario; l’altra che lo vede come un freddo calcolatore sempre schierato col potere. Daniel Guérin lo definisce addirittura “un cinico borghese traditore del proletariato”. In verità, il primo importante atto di impegno politico avviene soltanto quando fu incaricato dal Club dei Giacobini, a cui egli pure apparteneva, di dipingere il Giuramento della Pallacorda e definito per l’occasione anticipatore della rivoluzione. Ma discutere di questo mi pare addirittura superfluo. Sappiamo bene che David fu deputato eppure presidente della Convenzione, e fu sempre coerente con le proprie idee politiche ed artistiche.  

Il Giuramento degli Orazi, rispecchia senza ombra di dubbio la mentalità seria e virtuosa dell'artista, inscindibile dalle sue opere. Giulio Carlo Argan meglio di tutti gli studiosi ha spiegato compiutamente e sinteticamente il senso del classicismo davidiano ne L'arte moderna, 1770 -1970 : "Per David l'ideale classico non è ispirazione poetica, ma modello etico. Non elude la realtà della storia col mitologismo arcadico, non la supera nella metafisica del sublime, guarda con fermezza e dominata passione al tragico che non è al di là, ma nella cruda realtà delle cose. Nel 1784, dipingendo a Roma Il Giuramento degli Orazi contesta l'identità pre-romantica di tragico e sublime: come l'Alfieri (e la coincidenza non è casuale), pensa che il tragico non è sublime, ma storico. Si dichiara filosofo, professa uno stoicismo morale di cui l'etica civile (Plutarco, Tacito) è il modello: come gli architetti neo-classici, che mirano all'ideale attraverso la logica aderenza alle esigenze sociali, si propone come un dovere la fedeltà lucida, impietosa del fatto. Presenta Marat morto: è un'orazione funebre, dura ed asciutta come il discorso di Antonio sulla salma di Cesare nella tragedia di Shakespeare, stringente come la requisitoria di Saint-Just per la condanna di Luigi XVI. E' chiaro il richiamo al classicismo morale di Poussin o di Philippe de Champaigne, ai tragici francesi (Corneille e Racine): paradossalmente potrebbe dirsi che David è il giansenista della Rivoluzione."

 



VITA DI DAVID IN BREVE.

 

1748. Nasce a Parigi Jacques-louis David. 1757. Il padre viene ucciso in duello. 1771. David è allievo di Joseph-Marie Vien. Vince il secondo premio dell'Accademia di pittura. 1772. David tenta il suicidio. 1774. Vince il Prix de Rome. 1775. David è a Roma. 1782. Si sposa con Charlotte Pécoul. 1783 - 1786. nascono i suoi quattro figli. 1789. Presa della Bastiglia. 1792. Viene eletto deputato della Convenzione. 1794. Cade Robespierre e viene incarcerato per un anno. 1800. David viene nominato pittore ufficiale del governo da Napoleone. 1804. Viene nominato pittore dell'Imperatore. 1815. Si schiera con Napoleone durante i cento giorni. 1816. Rifiutando la clemenza del Re preferisce l'esilio in Belgio. 1825. Muore il 29 dicembre, per l'aggravamento di una grave forma di raffreddamento.



BREVIARIO DEL NEOCLASSICISMO



Il neoclassicismo è lo stile che, nato a Roma, s’afferma a partire dal 1770 circa, e che ha come antefatto culturale quel grande movimento di idee noto col termine di illuminismo. Gli illuministi, attraverso il libero pensiero, si proposero di realizzare un mondo nuovo, governato da leggi ispirate all’uguaglianza sociale, cancellando per sempre i privilegi del clero e di una nobiltà inetta e in piena decadenza morale. La conseguenza storica dell’illuminismo, furono prima la rivoluzione americana e poi la rivoluzione francese. La rivoluzione francese nacque dal supremo disegno di creare una società «stabile ed armoniosa» per dirla con le parole di Isaiah Berlin «fondata su principi immutabili: un sogno di perfezione classica…» I dogmi, il rigido 'assetto sociale e gli arcaici privilegi dell’antico regime crollarono sotto la luce della ragione e di un idealismo intransigente. Con la stessa forza rivoluzionaria, il neoclassicismo segnò la fine del capriccioso, polveroso, sensuale e fatuo rococò. La chiarezza della ragione vinse sui mendaci e confusi artifici del dogma.

Il termine di neoclassicismo, che fu coniato alla fine dell’Ottocento in senso spregiativo, farebbe pensare ad una corrente artistica di mero e convenzionale rifacimento dell’arte greca e romana. Fu al contrario un movimento eversivo e travolgente, che mirò a realizzare un risorgimento delle arti, una rinnovata rifioritura artistica simile a quella rinascimentale. Gli artisti e i teorici lo chiamavano semplicemente il vero stile.

Un vento di trasformazione cominciava a soffiare nei salons parigini, rinfrescandone l’atmosfera chiusa e profumata, eliminando curve e codini rococò, soffiando via gli ornamenti delicatamente fragili: boccioli di rosa e conchiglie e cupidi incipriati con i sederini delicatamente imbellettati come le guance, tutte le figure della commedia dell’arte in posa e le altre squisite frivolezze e perversità che avevano fatto la delizia di una società di gusti difficili, ultrasofisticata… (Hugh Honour).


Il teorico del “vero stile” fu J. Winckelmann, il quale sosteneva che bisognava “imitare” i grandi maestri antichi. Ma imitare non significava – secondo il suo pensiero - copiare, bensì fare propri ed utilizzare i modelli e i canoni estetici degli artisti antichi, in un processo catartico di produzione del nuovo e del moderno. Ed infatti, il neoclassicismo è a tutti gli effetti uno stile moderno, come moderna è la neoclassica estetica del sublimeche si riassume in superamento della contemplazione, con un forte coinvolgimento spirituale e sentimentale nel godimento della bellezza.

Il neoclassicismo nacque per reazione al rococò, ma divenne ben presto uno stile profondo, portatore di alti valori etici e morali, avversatore dei dogmi e dell’ignoranza, della superstizione e della dissolutezza. Il suo decadimento fu dovuto alla banalizzazione che ne fece il periodo napoleonico, che lo trasformò in uno stile celebrativo e retorico, rappresentativo della grandeur imperiale. Cosa questa che favorì la graduale affermazione del romanticismo anche in chiave antifrancese. 

Molti pensano, sbagliando, che neoclassicismo e romanticismo siano due contrapposte e del tutto differenti correnti artistiche. Per come la penso io, il romanticismo fu l'evoluzione naturale del neoclassicismo, che aveva esaurito ben presto i suoi temi e la sua linfa innovativa. Sia l'uno che l'altro movimento procedettero insieme per un certo periodo ed ebbero molto in comune, compresa l'estetica del sublime. Erano, in buona sostanza, quasi due facce della stessa medaglia, rappresentavano entrambe quel mondo e quella società moderna che stavano nascendo impetuosamente, e spesso una corrente sconfinava e si cibava nell'altra, o la negava con violenza, dimostrano implicitamente di riconoscerla come riferimento importante. 

Diversi erano però e i temi e la rappresentazione degli stati d'animo. Diversa era la visione dell'uomo, che stava diventando l'unico libero padrone delle proprie idee e delle proprie creazioni.




©GIUSEPPE LUCIO FRAGNOLI




Fonti bibliografiche: NEOCLASSICISMO, Hug Honour, Einaudi, 1993; L'arte moderna, 1770-1970, Giulio Carlo Argan, Sansoni, 1970.

 

IL POST SOPRA RIPORTATO HA SCOPO ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO, ED È RIVOLTO PERTANTO AGLI STUDENTI E AGLI APPASSIONATI.

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