Bertel Thorvaldsen, Giasone (1803) - Copenaghen, Thorvaldsens Museum.
Analisi stilistica
Nel Giasone, commissionato dal collezionista Thomas Hope, Bertel Thorvaldsen si ispira all'Apollo del Belvedere, copia romana da originale bronzeo attribuito a Leocare, come modello ideale per il nudo maschile, ma soprattutto al Doriforo di Policleto, di cui ripete la studiata postura.
Infatti, nel Doriforo, conosciuto solo attraverso riproduzioni marmoree romane, il grande Policleto di Argo, straordinario bronzista ed esteta perfezionista, universalmente considerato il padre della scultura classica, aveva riassunto il suo ideale di bellezza, il cosiddetto bello naturale, nonché i suoi principi sulle proporzioni del corpo umano, da lui enunciati in un trattato tecnico ed estetico, il Canone, di cui ci sono pervenuti solo pochi frammenti.
Il Giasone
di Thorvaldsen ripete quindi, con qualche lieve variazione, l’idea policletea
di rompere la rigidezza della frontalità, in favore di un senso di moto del
personaggio, che gravita sulla gamba destra, mossa naturalmente in avanti e su
cui poggia il peso del corpo, mentre l’altra gamba è flessa ma più rilassata e spinta
all’indietro. Allo sforzo della gamba destra corrisponde la tensione del
braccio sinistro che regge il vello d’oro, così come alla flessione e rilassamento
della gamba sinistra corrisponde la posizione di riposo del braccio destro,
nella cui mano il mitico personaggio impugna mollemente una lancia. Le parti in
tensione, come quelle distese, si corrispondono secondo uno schema ad X, come nell’opera dell’esteta
Policleto, da cui Thorvaldsen riprende, ed in modo molto più evidente, la
torsione del capo.
Giasone è raffigurato
come vincitore, di ritorno dalla Colchide dove, a capo dei suoi argonauti, ha
annientato il drago che custodiva il vello d’oro, il prodigioso talismano in
cambio del quale riavrà indietro il regno di Iolco, usurpato a suo padre Alcimède dal dispotico zio Pèlia.
Il valore
dell’eroe e la portata della
interminabile impresa che egli ha portato a compimento sono completamente
riassunti nel portamento
nobile e
solenne in cui non tradisce alcuna espressione, mentre sorregge
col braccio sinistro la pelle di montone a testimonianza del felice epilogo
delle sue avventure.
Il
personaggio non mostra né orgoglio né compiacimento, in senso completamente
neoclassico, in un’aurea di severa e misurata catarsi dei sentimenti umani,
cosicché egli ci mostra di sé solo la sua risolutezza, fondamentale virtù che
gli ha fatto realizzare perfettamente il proprio destino.
Altre opere
importanti: Cristo e gli Apostoli (1821-27, Copenaghen, Fruekirke); monumento a
Pio VII (1831) in S. Pietro; Ganimede e l’aquila di Zeus (1817, Copenaghen,
Thorvaldsens Museum).
BREVISSIME NOTE BIOGRAFICHE
Thorvaldsen (1770-1844) era figlio di un intagliatore di legno
islandese e dal 1781 studiò all'accademia di Copenaghen. Visse in Italia dal 1796 al 1838, fatta eccezione
per qualche soggiorno in patria, in
Germania e in Polonia. A Roma ebbe modo si di dedicarsi allo studio della
statuaria antica e delle opere di A. Canova, assimilando le teorie di
Winckelmann e Quatremère de Quincy. Dal 1811 insegnò scultura all'Accademia di
San Luca. Morì a Copenaghen nel 1844.
IL POST SOPRA RIPORTATO HA CARATTERE ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO E DIDATTICO, DESTINATO PERTANTO AGLI APPASSIONATI E AGLI STUDENTI.
Giuseppe Lucio Fragnoli
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