DESCRIZIONE ED ANALISI STILISTICA
Con la Calunnia di Apelle, Botticelli replica il colto soggetto elaborato
dal grande pittore greco, ricreandolo dalla descrizione che de ne fa Luciano di
Samosata, ma esposta sinteticamente anche da Leon Battista nel De Pictura, a dimostrazione della
conoscenza dei testi antichi e della sua ammirazione per la cultura classica.
Il dipinto ripropone quindi,
oltre al tema, gli stessi personaggi, rappresentati ovviamente secondo la
fantasia, le esigenze stilistiche ed il pensiero dell’artista fiorentino, che
ambienta la scena in uno spazio prezioso e solenne, chiuso da un loggiato con
tre grandi arcate, decorato con scene e figure bibliche, solo in parte
riconoscibili. La vista è perfettamente frontale, con la linea dell’orizzonte
studiatamente sistemata per un effetto di discreta profondità e di grandiosa
solidità della struttura dipinta, oltre cui si distingue un paesaggio luminoso
ed essenziale, composto dal lido, dal mare e dal cielo.
Lo scorcio marino dietro gli
archi dell’austera architettura ha un forte senso d’astrazione, quasi
metafisico, in cui lido, mare, cielo sono ricondotti a pure e primordiali entità, a terra, acqua e aria – un po’
come lo sfondo del quadro picassiano Poveri
in riva al mare –. Come del resto gli archi del porticato rimandano molto vagamente
alle arcate di certe silenti e mentali composizioni di De Chirico.
Ma questa evidente connotazione
di trascendentalità, unita ad una ricerca di assoluta coerenza formale e di
bellezza superiore, è propria dell’intera messinscena pittorica, che va osservata
partendo da destra verso sinistra.
Assiso in trono, su un alto
basamento vi è il cattivo giudice, il Re
Mida dalle orecchie asinine, istigato dalle figure allegoriche del Sospetto e dell’Ignoranza. Di fronte a loro, in panni scuri e laceri, avanza il Livore, con un braccio teso, in senso
accusatorio, il quale conduce per mano la figura della Calunnia. Che impugna la fiaccola che non fa luce, emblema di falsa
conoscenza. Così, tenendolo per i capelli, trascina il calunniato che, nudo inerme
e con le mani giunte, implora pietà. Intanto le due figure femminili che
simboleggiano l’Invidia e la Frode, le intrecciano i capelli con
fiori e nastri.
Poco distante, una vecchia rinsecchita, vestita di bianco e di nero, simbolo di Penitenza e Rimorso, si volge verso una giovane donna nuda, dalla figura elegante e slanciata, la Nuda Veritas, la Verità, che indica il cielo, a significare come l’unica fonte di verità consista nella divina giustizia.
BIBLIOGRAFIA
ESSENZIALE:
G. C.
Argan, Botticelli, Vol. 3°, 1989,
Newton Compton editori s.r.l., Roma.
F. Zeri,
Botticelli - La Primavera,
Cricco –
Di Teodoro, Itinerario nell’arte, Vol.
III, 2012, Zanichelli, Bologna.
Ovidio, Metamorfosi (a cura di Pietro Bernardini
Marzolla),2015, Giulio Einaudi Editore s. p. a., Torino.
IL POST SOPRA RIPORTATO HA
CARATTERE ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO E DIDATTICO, DESTINATO PERTANTO AGLI
APPASSIONATI E AGLI STUDENTI.
© G. LUCIO FRAGNOLI
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