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domenica 13 dicembre 2020

LA CALUNNIA DI APELLE di SANDRO BOTTICELLI

 

Alessandro Filipepi detto “Botticelli”, La Calunnia di Apelle (1496, tempera su tavola, 62 x 91cm.), Firenze, Galleria degli Uffizi.


DESCRIZIONE ED ANALISI STILISTICA 

Con la Calunnia di Apelle, Botticelli replica il colto soggetto elaborato dal grande pittore greco, ricreandolo dalla descrizione che de ne fa Luciano di Samosata, ma esposta sinteticamente anche da Leon Battista nel De Pictura, a dimostrazione della conoscenza dei testi antichi e della sua ammirazione per la cultura classica.

Il dipinto ripropone quindi, oltre al tema, gli stessi personaggi, rappresentati ovviamente secondo la fantasia, le esigenze stilistiche ed il pensiero dell’artista fiorentino, che ambienta la scena in uno spazio prezioso e solenne, chiuso da un loggiato con tre grandi arcate, decorato con scene e figure bibliche, solo in parte riconoscibili. La vista è perfettamente frontale, con la linea dell’orizzonte studiatamente sistemata per un effetto di discreta profondità e di grandiosa solidità della struttura dipinta, oltre cui si distingue un paesaggio luminoso ed essenziale, composto dal lido, dal mare e dal cielo.

Lo scorcio marino dietro gli archi dell’austera architettura ha un forte senso d’astrazione, quasi metafisico, in cui lido, mare, cielo sono ricondotti a pure e primordiali entità, a terra, acqua e aria – un po’ come lo sfondo del quadro picassiano Poveri in riva al mare –. Come del resto gli archi del porticato rimandano molto vagamente alle arcate di certe silenti e mentali composizioni di De Chirico.

Ma questa evidente connotazione di trascendentalità, unita ad una ricerca di assoluta coerenza formale e di bellezza superiore, è propria dell’intera messinscena pittorica, che va osservata partendo da destra verso sinistra.

Assiso in trono, su un alto basamento vi è il cattivo giudice, il Re Mida dalle orecchie asinine, istigato dalle figure allegoriche del Sospetto e dell’Ignoranza. Di fronte a loro, in panni scuri e laceri, avanza il Livore, con un braccio teso, in senso accusatorio, il quale conduce per mano la figura della Calunnia. Che impugna la fiaccola che non fa luce, emblema di falsa conoscenza. Così, tenendolo per i capelli, trascina il calunniato che, nudo inerme e con le mani giunte, implora pietà. Intanto le due figure femminili che simboleggiano l’Invidia e la Frode, le intrecciano i capelli con fiori e nastri.

Poco distante, una vecchia rinsecchita, vestita di bianco e di nero, simbolo di Penitenza e Rimorso, si volge verso una giovane donna nuda, dalla figura elegante e slanciata, la Nuda Veritas, la Verità, che indica il cielo, a significare come l’unica fonte di verità consista nella divina giustizia.   


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:

 G. C. Argan, Storia dell’arte italiana, Vol. 3°, 1993, Sansoni, Milano.

G. C. Argan, Botticelli, Vol. 3°, 1989, Newton Compton editori s.r.l., Roma.

F. Zeri, Botticelli - La Primavera,

Cricco – Di Teodoro, Itinerario nell’arte, Vol. III, 2012, Zanichelli, Bologna.

Ovidio, Metamorfosi (a cura di Pietro Bernardini Marzolla),2015, Giulio Einaudi Editore s. p. a., Torino.

 

IL POST SOPRA RIPORTATO HA CARATTERE ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO E DIDATTICO, DESTINATO PERTANTO AGLI APPASSIONATI E AGLI STUDENTI. 

 


© G. LUCIO FRAGNOLI

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