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lunedì 5 aprile 2021

IL MONUMENTO FUNEBRE DI MARIA CRISTINA D'AUSTRIA di ANTONIO CANOVA

 

Antonio Canova, Monumento Funebre di Maria Cristina d’Austria (1708 – 1805), Vienna, Chiesa degli Agostiniani.

Particolare: il Genio del Dolore e il Leone della Fortezza.

 

L’opera fu commissionata allo scultore neoclassico dal Duca Alberto di Sassonia, come si deduce dalle iscrizioni in latino sul medaglione e sul portale.


Il Monumento funebre a Maria Cristina d’Austria è concepito, coerentemente al pensiero foscoliano dell’autore, come luogo di congiunzione e affetto con il caro estinto, e come sacro e solenne simulacro che induce a una profonda riflessione sul vero senso della vita. Esso è concepito come una struttura piramidale marmorea posta su un basso crepidoma, al centro della quale si apre un portale che immette in una camera buia. In alto, quasi alla sommità della piramide, si distingue, in bassorilievo, un medaglione con il ritratto di profilo della defunta, incorniciato da un serpente che si morde la coda (antico simbolo dell’eternità), sorretto dalla sospesa figura della Felicità, cui si contrappone una seconda figura che porge una palma, simbolo di beatitudine. Sul piano dell’entrata, alla destra di chi osserva, è disteso un mansueto leone, simbolo della saldezza morale, su cui si adagia il malinconico Genio del Dolore, con lo sguardo rivolto ai cinque personaggi che avanzano in processione, in verso opposto, immaginati dallo stesso artista come un corteo funebre, tra i quali si distingue la figura della Pietà (intesa come la virtù romana della Pietas), che metaforicamente porta le ceneri della morta al sepolcro, con le restanti figure che rappresentano, invece, la Beneficenza.

Va tuttavia precisato che Canova stesso, contrariamente al volere del committente, che aveva indicato dei significati allegorici per le figure (Beneficenza, Virtù, Felicità) aveva, come lui stesso afferma, immaginato i personaggi soprattutto come “una specie di pompa funebre, nell’atto che recano le ceneri al sepolcro”, ma che possono contenere anche un ulteriore significato. Ossia quello delle tre età dell’uomo, ravvisabile nel gruppo composto di un bambino, una giovane donna e un vecchio, i quali nel rendere omaggio alla nobile trapassata, procedono con passo lento verso la porta aperta della camera tombale, la cui oscurità rimanda all’eterno dilemma di ciò che vi è oltre la morte.

 In definitiva, come argomenta Hugh Honour, la Tomba di Maria Cristina d’Austria, “non è composta come un necrologio né come un epitaffio, ma come un’elegia. Al pari del Lycida o dell’Adone inizia come una tragedia sulla morte di un determinato individuo; attraverso le allusioni classiche viene poi ad assumere una fisionomia senza tempo e si innalza fino ad essere un lamento, emotivamente toccante eppure storico, sulla morte dell’umanità intera.”  

 

Particolare: il medaglione.

 

Vita in breve di Antonio Canova

 

Antonio Canova nasce a Possagno, nei pressi di Treviso, nel 1757, ma si trasferisce ancora giovanissimo a Venezia, dove studia all’Accademia, maturando una formazione classica, aprendo poi un proprio atelier nel 1775. Nel 1779 si guadagna grandi riconoscimenti col gruppo scultoreo Dèdalo e Icaro, esponendolo alla festa dell’Ascensione.

Nel 1781 lo scultore si trasferisce a Roma, subendo subito l’influenza delle idee di Mengs e di Winckelmann, potendo anche osservare modelli importanti della statuaria antica.

Nel 1783 gli viene commissionato il monumento funebre di Papa Clemente XIV, e l’anno appresso quello di Papa Clemente XIII. Canova lavora prevalentemente a Roma, risiedendovi pure per il resto della vita, ad eccezione di vari soggiorni nei luoghi di origine e dei viaggi a Vienna, a Parigi e a Londra. Tra il 1798 ed il 1803, realizza il monumento funebre a Maria Cristina d’Austria. Al culmine della notorietà, nel 1804, Canova ritrae Napoleone, ottenendo di seguito moltissime commissioni da committenti nobili e facoltosi di mezza Europa. Si spegne a Venezia nel 1822.


Antonio Canova


BREVIARIO DEL NEOCLASSICISMO

Il neoclassicismo è lo stile che, nato a Roma, s’afferma a partire dal 1770 circa, e che ha come antefatto culturale quel grande movimento di idee noto col termine di illuminismo. Gli illuministi, attraverso il libero pensiero, si proposero di realizzare un mondo nuovo, governato da leggi ispirate all’uguaglianza sociale, cancellando per sempre i privilegi del clero e di una nobiltà inetta e in piena decadenza morale. La conseguenza storica dell’illuminismo, furono prima la rivoluzione americana e poi la rivoluzione francese. La rivoluzione francese nacque dal supremo disegno di creare una società «stabile ed armoniosa» per dirla con le parole di Isaiah Berlin «fondata su principi immutabili: un sogno di perfezione classica…» I dogmi, il rigido assetto sociale e i privilegi dell’antico regime crollarono sotto la luce della ragione e di un idealismo intransigente. Con la stessa forza rivoluzionaria, il neoclassicismo segnò la fine del capriccioso, polveroso, sensuale e fatuo rococò. 

Il termine di neoclassicismo, che fu coniato alla fine dell’Ottocento in senso spregiativo, farebbe pensare a una corrente artistica di mero e convenzionale rifacimento dell’arte greca e romana. Fu al contrario un movimento giovane, eversivo e travolgente, che mirò a realizzare un risorgimento delle arti, una rinnovata rifioritura artistica simile a quella rinascimentale. Gli artisti e i teorici lo chiamavano semplicemente il vero stile.

Un vento di trasformazione cominciava a soffiare nei salons parigini, rinfrescandone l’atmosfera chiusa e profumata, eliminando curve e codini rococò, soffiando via gli ornamenti delicatamente fragili: boccioli di rosa e conchiglie e cupidi incipriati con i sederini delicatamente imbellettati come le guance, tutte le figure della commedia dell’arte in posa e le altre squisite frivolezze e perversità che avevano fatto la delizia di una società di gusti difficili, ultrasofisticata… (Hugh Honour).


Il teorico del “vero stile” fu J. Winckelmann, il quale sosteneva che bisognava “imitare” i grandi maestri antichi. Ma imitare non significava – secondo il suo pensiero - copiare, bensì fare propri e utilizzare i modelli e i canoni estetici degli artisti antichi, in un processo catartico di produzione del nuovo e del moderno. E infatti, il neoclassicismo è a tutti gli effetti uno stile moderno, come moderna è la neoclassica estetica del sublime, che si riassume in superamento della contemplazione, con un forte coinvolgimento spirituale e sentimentale nel godimento della bellezza.

Il neoclassicismo nacque per reazione al rococò, ma divenne ben presto uno stile profondo, portatore di alti valori etici e morali, avversatore dei dogmi e dell’ignoranza, della superstizione e della dissolutezza. Il suo decadimento fu dovuto alla banalizzazione che ne fece il periodo napoleonico, che lo trasformò in uno stile celebrativo e retorico, rappresentativo della grandeur imperiale. Cosa questa che favorì la graduale affermazione del romanticismo anche in chiave antifrancese. 

Molti pensano, sbagliando, che neoclassicismo e romanticismo siano due contrapposte e del tutto differenti correnti artistiche. Per come la penso io, il romanticismo fu l'evoluzione naturale del neoclassicismo, che aveva esaurito ben presto i suoi temi e la sua linfa innovativa. Sia l'uno che l'altro movimento procedettero insieme per un certo periodo ed ebbero molto in comune, compresa l'estetica del sublime. Erano, in buona sostanza, quasi due facce della stessa medaglia, rappresentavano entrambe quel mondo e quella società moderna che stavano nascendo impetuosamente, e spesso una corrente sconfinava e si cibava nell'altra, o la negava con violenza, dimostrano implicitamente di riconoscerla come riferimento importante. 

Diversi erano però e i temi e la rappresentazione degli stati d'animo. Diversa era la visione dell'uomo, che stava diventando l'unico libero padrone delle proprie idee e delle proprie creazioni.

© G. LUCIO FRAGNOLI

 

Fonti bibliografiche: NEOCLASSICISMO, Hug Honour, Einaudi, 1993.


IL POST SOPRA RIPORTATO HA SCOPO ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO, ED È RIVOLTO PERTANTO AGLI STUDENTI E AGLI APPASSIONATI.


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