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giovedì 25 febbraio 2021

IL BATTESIMO DI CRISTO di NICOLAS POUSSIN



(Dal ciclo pittorico dei Sette SacramentiBattesimo, Cresima, Eucarestia, Penitenza, Estrema unzione, Ordine, Matrimonio).

ANALISI DELL’OPERA.

Il Battesimo di Cristo, fa parte del ciclo dei sette dipinti dedicato ai Sette Sacramenti, e rappresenta la pressoché perfetta trasposizione pittorica del momento saliente del Prologo del Vangelo di San Marco. Difatti, la figurazione sacra, così come la sacra narrazione, si sviluppa dentro un luogo brullo, fatto di terra e rocce, chiuso da una montagnola in cui è scavata una strada, e alla cui sommità svettano le folte chiome di alcuni alberi. Oltre la collina si estende un vasto paesaggio, montuoso e desertico, dalle tinte grigiastre e azzurrognole.

La luce è quella del mattino, che si propaga in un cielo azzurro e luminoso, penetrando una coltre fantasiosa quanto suggestiva di vaporose nuvole, ben accordate con il fitto e cotonato fogliame delle piante. Tranne un gruppetto di tre figure poste sulla collina e un paio di viandanti, che si allontanano per la via sterrata, i personaggi, comparse e protagonisti, sono sapientemente sistemati in primo piano o quasi.

La composizione è organizzata in due correlati raggruppamenti di personaggi. Sulla parte destra, con i piedi nell’acqua, in riva al Giordano c’è Gesù, in un atteggiamento di delicata e composta umiltà, intanto che due servizievoli angeli senza ali, posti su una lingua di terra in secca, gli reggono la tunica, l’uno inginocchiato e l’altro appena dietro col capo chino, in una rara gentilezza di movenze. Sulla riva Giovanni, messo di fianco, allunga il braccio nel solenne rito del battesimo, anche lui raggentilito, come un volitivo arcangelo, spogliato della sua pelliccia di cammello e rivestito d’un più elegante manto vermiglio. In un siffatto altissimo momento, compare sulla testa del Messia la Colomba dello Spirito Santo, mentre dal cielo discende ed echeggia nell’aria la rivelazione del Padre:

«Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto

A tali parole, gli astanti, accorsi alle sponde del Giordano per il rituale purificatorio, sorpresi e sbigottiti, producono tutta una serie di reazioni psicologiche, corrispondenti a precisi stati d’animo.

Alle spalle del Battista un vecchio proselito, scosso, si raccoglie in preghiera, mentre il figliolo gli si stringe alla vita. Un altro si inginocchia volgendo lo sguardo al cielo, levando sgomento la mano sugli occhi. Dietro di lui c’è un austero uomo dalla barba e dai capelli ingrigiti, che indica in alto, come a confermare la celestiale provenienza di quella voce che tutti hanno udito. Così il giovane a lui di fronte indica il Cristo, come per ribadire che è lui il figlio di Dio, mentre più indietro un terzo personaggio, osserva il cielo in un gesto di meraviglia.

Anche due osservanti, uno seduto in terra e un altro con un piede su un appoggio, che si stanno denudando dei loro abiti per il sacro rito, appaiono meravigliati e si sorprendono a scrutare in alto, mente un terzo neofito indossa i panni bianchi simbolo di nuova vita e purezza. Ma la voce rintronante del signore cattura l’attenzione anche di un fedele lontanissimo, in piedi sulla collina, che allarga il braccio in un eloquente gesto di condiscendenza, chiaro segno di fede.         

 

CONSIDERAZIONI STILISTICHE.

 

Il dipinto, da un punto di vista strettamente stilistico, presenta un colorismo vivo e ben bilanciato, con le tinte che si alternano ritmicamente, specialmente quelle dei panneggi, sempre ben modulati, per dare slancio e volume ai corpi che avvolgono, con perfetto assorbimento della luce. Il contesto scenico, invece, è diviso in due parti: la prima è costituita dallo scorcio che arriva fino alla collina alberata, risolta con una gradevole gamma terrosa, ma pure luminosa, con prevalenza della terra di Siena; la seconda è lo sfondo del deserto grigio-azzurrognolo realizzato in prospettiva aerea e del cielo debolmente rannuvolato, da dove sorge la luce, in un effetto di infinita estensione spaziale.

La struttura disegnativa risente dell’influsso determinante del Raffaello romano, con la disposizione ben studiata, sapiente, dei personaggi nella scena e nello spazio del quadro, con corporeità classicheggianti e varietà di atteggiamenti, sempre sobri e funzionali al racconto pittorico, perfettamente animati in funzione duplice: per il personaggio in sé e per l’insieme dei personaggi. Questa attenzione disegnativa ha certamente per scopo il raggiungimento di un’armonia complessiva dell’immagine in senso squisitamente classico, ove tutto si deve corrispondere esattamente.

Nicolas Poussin, a dispetto di come banalmente viene inventariato il suo secolo, è un artista esclusivamente classico, un continuatore dell’ideale raffaellesco, alimentato però da una colta interpretazione del repertorio mitologico e dei temi sacri. Vi è sempre in Poussin una accurata ricerca disegnativa di modelli anatomici e gestuali ideali, buoni per i temi sacri quanto per i mitologici. Cosicché nel tema sacro sa esprimere il vero senso dell’esistenza secondo le sacre scritture, come nel mito riesce ogni volta ad esprimere il senso della favola, metafora paradossale e giocosa tra il promiscuo intreccio tra divino e profano.    

Una tale studiata visione pittorica è tornata utile per il movimento rinnovatore del Neoclassicismo, quando, rinnegata la capricciosità e la vacuità illusionistica del tardo barocco e del roccocò, gli artefici del vero stile sono andati alla ricerca di maestri di riferimento, trovando in Poussin un luminosissimo faro per definire la loro rotta. 

 

IL COMMENTO DEL BELLORI (da Le vite de’ pittori scultori et architetti moderni, Roma, 1672).

 

Nel battesimo espresse un bellissimo concetto, mentre San Giovanni versando l’acqua sopra il capo di Cristo nella sponda del Giordano, all’udirsi in alto la voce del Padre Eterno verso il figliuolo diletto, volgonsi alcuni a quel suono che scende dalle nubi, e uno di loro addita il cielo, l’altro accenna Cristo, riconoscendolo per figliuolo di Dio. Risplende sopra il suo capo lo Spirito Santo in forma di Colomba, e piegando egli le mani al petto umilmente, vien servito dagli Angeli che gli reggono il manto. Vi sono altri che si spogliano, e si rivestono, e aspettano l’acqua, con varia disposizione d’ignudi, e d’affetti.

 

IL VANGELO DI MARCO.

 

Nel bellissimo vangelo di Marco leggiamo:

Prologo, inizio della missione di Gesù.

Inizio dal vangelo di Gesù Cristo, figlio di Dio.

Come è scritto nel profeta Isaia:

Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te,

egli ti preparerà la strada.

Voce di uno che grida nel deserto:

preparate la strada al Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

si presentò Giovanni a battezzare nel deserto, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorreva a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico e predicava: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non son degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con l’acqua, ma Egli vi battezzerà con lo spirito santo.»

In quei giorni Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni.

E, uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba.

E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto.»  

 

Come spiega Sandro Veronesi nel suo piacevolissimo libro Il Vangelo di Marco, di commento e interpretazione del testo sacro, «Il Vangelo di Marco è il primo Vangelo. Cioè è il primo testo scritto che, nella seconda metà del I secolo, organizza in forma definitiva i blocchi tematici su cui si strutturava la predicazione orale affidata da Gesù Cristo ai suoi discepoli. È incentrato ─ siccome si chiama Evangelo, Euanghelion, cioè “Lieto annuncio” ─ sulla ragione per cui Gesù è venuto in Terra: compiere le profezie. Dunque è un “lieto annuncio” perché era atteso da un sacco di tempo.»

Dopodiché il brillante scrittore contemporaneo evidenzia l’elemento più importante del contesto scenico:

«Deserto, il Giordano. Giovanni il Battezzatore. Davanti a Giovanni: folla. Folla enorme: “tutta la Giudea”, dice Marco, “tutti i gerosolimitani”, in attesa del battesimo di penitenza.»

Cui Veronesi aggiunge un’importante notazione: «Abbiamo detto che la trama del Vangelo è un mistero, il mistero della personalità di Cristo: ebbene, Marco lo svela subito, perché Giovanni Battista vede Gesù mischiato alla folla ─ umile, in coda, in attesa d’esser battezzato ─ e tuona: “Lui!”».

In pratica il mistero viene subito svelato: «E se ancora qualcuno dei presenti in quella scena di massa fosse rimasto dubbioso, se ancora qualcuno esitasse a credere alle parole sorprendenti del Battista (“ma come, tutta questa attesa e poi il Messia arriva qui, proprio oggi, proprio sotto i miei occhi” eccetera), ecco risuonare Una Voce dal Cielo, accompagnata da una colomba, simbolo dello Spirito Santo (…)»

Il colpo di scena, messo all’inizio del racconto, ci fa capire come quella di Marco sia un’invenzione narrativa straordinaria, un po’ come Cronaca di una morte annunciata di Marquez, che ci fa appassionare fin da principio al racconto, creando contemporaneamente uno scenario di grand’effetto, come una prima e sorprendente sequenza cinematografica.

 

 

BREVI NOTE BIOGRAFICHE SU NICOLAS POUSSIN.

 

Nicolas Pussin, di nobile famiglia, nasce a Les Andelys in Normandia. Studia a Parigi, prima con Elle le Vieux e di Lallemand, poi a Fontainebleau.

Nel 1622 diviene amico del poeta Giovanbattista Marino, il quale lo invita a Roma.

Due anni dopo Poussin è a Roma, dove conosce i cardinali Barberini e Sacchetti, e Cassiano dal Pozzo, suo grande estimatore e mecenate.

Nel 1625, muore il Marino.

Tra il 1626 e il 1630 dipinge il Martirio di Sant’Erasmo, la Morte di Germanico, la Peste di Azoth, il Regno di Flora. 

Nel 1631 sposa Anne Marie Dughet.

Tra il 1636 e il 1640 lavora ai Baccanali, commissionati da Richelieu, e ai Sette Sacramenti, commissionati dal Cassiano, completando il Battesimo soltanto nel 1642.

Nel 1640 torna in Francia, su insistenza del re.

Nel 1642 è di nuovo a Roma, da dove non si muoverà più, anche lavorando per committenti francesi e per il re.

Nel 1644, per Chantelou, inizia il secondo ciclo dei Sette Sacramenti.

Tra il 1645 e il 1648 esegue molti dipinti importantissimi, come i paesaggi storico-filosofici.

Tra il 1649 e il 1656 produce moltissime celebri tele. È il periodo della maturità.

Nel 1657 muore Cassiano dal Pozzo.

Nel 1658 si ammala di un fastidiosissimo morbo, nonostante il quale riesce a dipingere fondamentali capolavori.

Nel 1664 muore la moglie.

Il 19 novembre del 1665 il grande artista muore. 

                                      

Bellini, Battesimo di Cristo, 1500 -1502, Chiesa di Santa Corona a Vicenza.


        Piero della Francesca, Battesimo di Cristo, 1445, National Gallery, Londra.


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:

 

GIO. PIETRO BELLORI, Le vite de’ pittori, scultori et architetti moderni, Ristampa dell’edizione romana del 1672, A. Forni Editore, S. Bolognese,1977.

 



IL POST SOPRA RIPORTATO HA CARATTERE ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO E DIDATTICO, DESTINATO PERTANTO AGLI STUDENTI E AGLI APPASSIONATI. 

 


© G. LUCIO FRAGNOLI


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