Paul Cézanne (1839–1906), I
giocatori di carte (1892-95 - olio su tela,
cm.47,5x cm. 57), Parigi, Musée d’Orsay.
ANALISI
DELL’OPERA
Del soggetto esistono varie versioni, ma questa è
indubbiamente quella di maggiore qualità formale e puntualizzazione
stilistica.
Difatti, nell’opera sono chiaramente enunciati
tutti i principi della particolare visione di Cézanne, che non si fonda
esclusivamente sulla percezione visiva della realtà, bensì sull’analisi
razionale degli elementi che la compongono, con la loro struttura geometrica e
la loro sostanza materica, per
estrarne la veridica essenza nella
trasposizione pittorica, depurata da ogni altra componente inutile e
accessoria.
L’artista studia lo spazio e gli oggetti che
ne fanno parte, rapportando tutto a concetti formali precisi ed essenziali, per
ricomporre sulla tela, come risultato di tale sintesi, ogni
singolo elemento, con tutte le proprie imprescindibili qualità. Questo
procedimento puntiglioso di osservazione e di riproposizione ragionata delle
cose, anticipa il metodo di analisi e rappresentazione cubista di Braque e di
Picasso.
Ma ritorniamo all’opera in questione, in cui
l’idea generale è quella di una classica quanto antica scena di genere: due
personaggi dall’aspetto obbligatoriamente popolaresco sono impegnati in una
partita a carte, seduti l’uno di fronte all’altro ad un tavolino ricoperto da
una rigida tovaglia, su cui poggia un fiasco di vino, posizionato come asse
verticale intorno a cui ruota l’intera ordinaria vicenda.
I giocatori sono sorpresi nel momento di
concentrazione che precede la giocata, all’interno di una vecchia e disadorna
osteria. Entrambi hanno lo sguardo puntato sulle carte da gioco che reggono in
mano, l’uno mentre medita la prima calata e l’altro che attende, facendosi i
propri calcoli. I due sembrano più impegnati in una serissima occupazione che
in futile passatempo, in una sorta di implacabile sospensione temporale,
che però dà il tempo a chi guarda il dipinto di esaminare attentamente le due
figure di popolani ed il contesto in cui esse sono paludate.
Il colorismo è sostanzialmente basato su toni
caldi, ben armonizzati con zone di toni freddi, il tutto realizzato con
pennellate vive e decise, perfettamente visibili. L’ambiente dipinto,
rappresentato con vista frontale, è definito con la massima chiarezza e
semplicità da due principali accorgimenti: il tavolo in prospettiva e la parete
lignea dallo specchio opaco, sistemata alla bisogna come quinta scenica, a
chiudere lo spazio.
Ma ciò che maggiormente sorprende l’osservatore è
l’inattesa trasfigurazione geometrica dei personaggi, a cui Cézanne conferisce
una struttura volumetrica leggibile e semplificata, come fa con lo spazio e gli
oggetti in esso compresi. D’altra parte l’artista stesso aveva manifestamente
dichiarato di voler “trattare la natura secondo il cilindro, la sfera, il
cono, il tutto posto in prospettiva, in modo che ogni lato di un oggetto o di
un piano si diriga verso un punto centrale.” Asserzione questa in cui
si rivela un palese preannuncio teorico col Cubismo che, naturalmente, come abbiamo già notato, deriva dalla
pittura di Cézanne.
Attenzione, però, come ha ben argomentato Giulio Carlo Argan, il termine trattare non
allude ad un “risultato”, bensì a un “processo”. Ossia la
costruzione delle forme reali rapportate a modelli spaziali di riferimento. “Poiché
le forme geometriche non sono lo spazio, non sono idee innate, ma forme
storiche; forte della sua esperienza storica, la coscienza si accinge
all’esperienza reale del presente ” (...)
© G. LUCIO FRAGNOLI
IL POST SOPRA RIPORTATO HA ESCLUSIVO SCOPO DIVULGATIVO, DESTINATO PERTANTO AGLI APPASSIONATI E AGLI STUDENTI.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:
Cricco – Di Teodoro, Itinerario
nell’arte vol.III, 2012 Zanichelli, Bologna;
Federico Zeri, Cento Dipinti,
Cézanne, Monte Sainte-Victoire, 1998 RCS Libri S.p.A. – Milano.
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