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giovedì 25 febbraio 2021

I GIOCATORI DI CARTE di Paul Cézanne

 

Paul Cézanne (1839–1906), I giocatori di carte (1892-95 - olio su tela, cm.47,5x cm. 57), Parigi, Musée d’Orsay.

 

 ANALISI DELL’OPERA

  

Del soggetto esistono varie versioni, ma questa è indubbiamente quella di maggiore qualità formale e puntualizzazione stilistica.

Difatti, nell’opera sono chiaramente enunciati tutti i principi della particolare visione di Cézanne, che non si fonda esclusivamente sulla percezione visiva della realtà, bensì sull’analisi razionale degli elementi che la compongono, con la loro struttura geometrica e la loro sostanza materica, per estrarne la veridica essenza nella trasposizione pittorica, depurata da ogni altra componente inutile e accessoria.

L’artista studia lo spazio e gli oggetti che ne fanno parte, rapportando tutto a concetti formali precisi ed essenziali, per ricomporre sulla tela, come risultato di tale sintesi, ogni singolo elemento, con tutte le proprie imprescindibili qualità. Questo procedimento puntiglioso di osservazione e di riproposizione ragionata delle cose, anticipa il metodo di analisi e rappresentazione cubista di Braque e di Picasso.

Ma ritorniamo all’opera in questione, in cui l’idea generale è quella di una classica quanto antica scena di genere: due personaggi dall’aspetto obbligatoriamente popolaresco sono impegnati in una partita a carte, seduti l’uno di fronte all’altro ad un tavolino ricoperto da una rigida tovaglia, su cui poggia un fiasco di vino, posizionato come asse verticale intorno a cui ruota l’intera ordinaria vicenda.

I giocatori sono sorpresi nel momento di concentrazione che precede la giocata, all’interno di una vecchia e disadorna osteria. Entrambi hanno lo sguardo puntato sulle carte da gioco che reggono in mano, l’uno mentre medita la prima calata e l’altro che attende, facendosi i propri calcoli. I due sembrano più impegnati in una serissima occupazione che in futile passatempo, in una sorta di implacabile sospensione temporale, che però dà il tempo a chi guarda il dipinto di esaminare attentamente le due figure di popolani ed il contesto in cui esse sono paludate.

Il colorismo è sostanzialmente basato su toni caldi, ben armonizzati con zone di toni freddi, il tutto realizzato con pennellate vive e decise, perfettamente visibili. L’ambiente dipinto, rappresentato con vista frontale, è definito con la massima chiarezza e semplicità da due principali accorgimenti: il tavolo in prospettiva e la parete lignea dallo specchio opaco, sistemata alla bisogna come quinta scenica, a chiudere lo spazio. 

Ma ciò che maggiormente sorprende l’osservatore è l’inattesa trasfigurazione geometrica dei personaggi, a cui Cézanne conferisce una struttura volumetrica leggibile e semplificata, come fa con lo spazio e gli oggetti in esso compresi. D’altra parte l’artista stesso aveva manifestamente dichiarato di voler “trattare la natura secondo il cilindro, la sfera, il cono, il tutto posto in prospettiva, in modo che ogni lato di un oggetto o di un piano si diriga verso un punto centrale.” Asserzione questa in cui si rivela un palese preannuncio teorico col Cubismo che, naturalmente, come abbiamo già notato,  deriva dalla pittura di Cézanne. 

Attenzione, però, come ha ben argomentato Giulio Carlo Argan, il termine trattare non allude ad un “risultato”, bensì a un “processo”. Ossia la costruzione delle forme reali rapportate a modelli spaziali di riferimento. “Poiché le forme geometriche non sono lo spazio, non sono idee innate, ma forme storiche; forte della sua esperienza storica, la coscienza si accinge all’esperienza reale del presente ” (...)



© G. LUCIO FRAGNOLI

 

IL POST SOPRA RIPORTATO HA ESCLUSIVO SCOPO DIVULGATIVO, DESTINATO PERTANTO AGLI APPASSIONATI E AGLI STUDENTI.


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:

Cricco – Di Teodoro, Itinerario nell’arte vol.III, 2012 Zanichelli, Bologna;

Federico Zeri, Cento Dipinti, Cézanne, Monte Sainte-Victoire, 1998 RCS Libri S.p.A. – Milano.

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