ANALISI
STILISTICA
Annibale
Carracci (1560 - 1609), fonda a Bologna, insieme ad Agostino e Ludovico la
famosa Accademia degli Incamminati, una vera e propria
scuola pittorica che affianca alle conoscenze dell’arte, anche lo studio della letteratura,
della filosofia e della geometria.
Nel
1594, su richiesta del cardinale Odoardo Farnese, Annibale e Agostino si recano
a Roma, per affrescare il cosiddetto Camerino con le Storie di Ercole e
Ulisse, e la Galleria di palazzo Farnese, con l’altrettanto
raffinatissimo tema mitologico degli Amori degli dèi.
Sulla
volta a botte della Galleria (lunga più di 20 metri), tra il
1598 e il 1600, i Carracci realizzano una sorta di quadreria, composta da nove
dipinti fissativi sopra, dalle cornici riccamente lavorate. Dietro i finti
quadri è dipinta una struttura architettonica oltre la quale si intravede il
cielo.
Di
mano di Annibale e fulcro della complessa composizione è il vivace e
preminente Trionfo di Bacco e Arianna. Che convolano a nozze
in un fantasmagorico corteo, dopo che il dio del vino aveva rinvenuto Arianna
sull’isola di Dia, dove Teseo, dopo averla rapita, l’aveva abbandonata, come ci
narra Ovidio in Metamorfosi:
Qui
dunque fu rinchiuso il mostro dalla duplice figura, di toro e di giovane, che
pasciutosi due volte di ateniesi scelti a sorte ogni nove anni, alla terza fu
ucciso, dal figlio di Egeo. Questi, con l’aiuto della figlia di Minosse, ridipanando
un filo riuscì a riguadagnare l’uscita, che nessuno prima di lui
aveva mai ritrovato, e subito rapì la fanciulla e fece vela alla volta di Dia,
ma poi, crudele, abbandonò su quella spiaggia la sua compagna. E lei rimasta
sola si lamentò disperatamente, finché Bacco venne a portarle abbracci e aiuto…
La
favolosa sfilata del Trionfo di Bacco e Arianna, affrescato per
festeggiare le nozze del fratello del cardinale Odoardo Farnese, Ranuccio
Farnese con Margherita Aldobrandini, va osservato partendo dalla sinistra, dove
gli sposi entrano in scena l’uno su un carro d’oro tirato da due tigri mansuete
guidate da un putto, l’altra su un carro d’argento trainato da una coppia di
arieti, condotte da un altro putto e meno condiscendenti, che travolgono un
terzo putto che cade per terra. Bacco, con il capo cinto di foglie di vite,
tiene in una mano dei grappoli d’uva e nell’altra il tirso, mentre un amorino
cinge la testa di Arianna con una coroncina di stelle, a ricordo del diadema
lanciato nel cielo dal futuro sposo e trasformatosi in costellazione.
… Per
immortalarla con una costellazione, le tolse dalla fronte il diadema e lo
scagliò in cielo. Vola quello leggero per l’aria leggera, e mentre vola, le
gemme si tramutano in fulgidi fuochi che conservando la forma di una corona
vanno a fermarsi a mezza via tra l’Inginocchiato e Colui che tiene il serpente (Ovidio).
Alle
loro spalle un giovane cavalca un elefante e un altro giovane porta una caraffa
dorata sulla testa. Li segue un’euforica baccante che suona i cimbali. Disteso
in terra un satiro stringe una capra. In aria volteggiano altri tre amorini.
Uno di essi porta una brocca, un altro una coppa e un altro ancora una canestra
ricolma d’uva.
Davanti
ai due bellissimi sposi, la parata nuziale continua con una menade danzante che
suona il tamburello, e due musici che suonano chi il corno chi il flauto.
Simbolo di fecondità della natura, un satiro con un otre in spalla precede
l’anziano satiro Sileno, brutto quanto saggio, ma già maestro di Bacco. Egli
siede sul dorso di un asino, alquanto ebbro e tenuto in groppa da servizievoli
giovanetti, tutti molto coinvolti nella gioiosa cerimonia. Sileno sta
senz’altro a simboleggiare l’amore sensuale che si compendia con l’amore
nuziale e spirituale, alluso da Venere, distesa in basso, alla destra della
movimentatissima figurazione, confortata da un affettuoso amorino. Fa da sfondo
un bucolico e luminoso paesaggio, parecchio esteso in profondità.
L’affollata
messinscena pittorica di Annibale Carracci anticipa in toto quella che sarà la
visione “aperta” e dinamica della pittura barocca, con un colorismo vivo e con
una ammirata interpretazione sia dello stile michelangiolesco che del
classicismo letterario.
DIZIONARIO
MITOLOGICO.
Tirso:
Asta avvolta da pampini ed edera, portata dal dio Bacco e dalle Baccanti.
Baccante:
Donna dominata da una forte passione sessuale. Donna che partecipa ai riti
orgiastici di bacco ed era iniziata ai suoi misteri.
IL POST SOPRA RIPORTATO HA CARATTERE ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO E DIDATTICO (DESTINATO PERTANTO AGLI STUDENTI E AGLI APPASSIONATI).
©
Giuseppe Lucio Fragnoli
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