Pagine

martedì 16 febbraio 2021

IL TRIONFO DI BACCO E ARIANNA DI ANNIBALE CARRACCI

 


La volta della Galleria Farnese


Trionfo di Bacco e Arianna



ANALISI STILISTICA

 

Annibale Carracci (1560 - 1609), fonda a Bologna, insieme ad Agostino e Ludovico la famosa Accademia degli Incamminati, una vera e propria scuola pittorica che affianca alle conoscenze dell’arte, anche lo studio della letteratura, della filosofia e della geometria.

Nel 1594, su richiesta del cardinale Odoardo Farnese, Annibale e Agostino si recano a Roma, per affrescare il cosiddetto Camerino con le Storie di Ercole e Ulisse, e la Galleria di palazzo Farnese, con l’altrettanto raffinatissimo tema mitologico degli Amori degli dèi.

 

Sulla volta a botte della Galleria (lunga più di 20 metri), tra il 1598 e il 1600, i Carracci realizzano una sorta di quadreria, composta da nove dipinti fissativi sopra, dalle cornici riccamente lavorate. Dietro i finti quadri è dipinta una struttura architettonica oltre la quale si intravede il cielo. 

 

Di mano di Annibale e fulcro della complessa composizione è il vivace e preminente Trionfo di Bacco e Arianna. Che convolano a nozze in un fantasmagorico corteo, dopo che il dio del vino aveva rinvenuto Arianna sull’isola di Dia, dove Teseo, dopo averla rapita, l’aveva abbandonata, come ci narra Ovidio in Metamorfosi:

Qui dunque fu rinchiuso il mostro dalla duplice figura, di toro e di giovane, che pasciutosi due volte di ateniesi scelti a sorte ogni nove anni, alla terza fu ucciso, dal figlio di Egeo. Questi, con l’aiuto della figlia di Minosseridipanando un filo riuscì a riguadagnare l’uscitache nessuno prima di lui aveva mai ritrovato, e subito rapì la fanciulla e fece vela alla volta di Dia, ma poi, crudele, abbandonò su quella spiaggia la sua compagna. E lei rimasta sola si lamentò disperatamente, finché Bacco venne a portarle abbracci e aiuto…

 La favolosa sfilata del Trionfo di Bacco e Arianna, affrescato per festeggiare le nozze del fratello del cardinale Odoardo Farnese, Ranuccio Farnese con Margherita Aldobrandini, va osservato partendo dalla sinistra, dove gli sposi entrano in scena l’uno su un carro d’oro tirato da due tigri mansuete guidate da un putto, l’altra su un carro d’argento trainato da una coppia di arieti, condotte da un altro putto e meno condiscendenti, che travolgono un terzo putto che cade per terra. Bacco, con il capo cinto di foglie di vite, tiene in una mano dei grappoli d’uva e nell’altra il tirso, mentre un amorino cinge la testa di Arianna con una coroncina di stelle, a ricordo del diadema lanciato nel cielo dal futuro sposo e trasformatosi in costellazione.

… Per immortalarla con una costellazione, le tolse dalla fronte il diadema e lo scagliò in cielo. Vola quello leggero per l’aria leggera, e mentre vola, le gemme si tramutano in fulgidi fuochi che conservando la forma di una corona vanno a fermarsi a mezza via tra l’Inginocchiato e Colui che tiene il serpente (Ovidio).

Alle loro spalle un giovane cavalca un elefante e un altro giovane porta una caraffa dorata sulla testa. Li segue un’euforica baccante che suona i cimbali. Disteso in terra un satiro stringe una capra. In aria volteggiano altri tre amorini. Uno di essi porta una brocca, un altro una coppa e un altro ancora una canestra ricolma d’uva.

Davanti ai due bellissimi sposi, la parata nuziale continua con una menade danzante che suona il tamburello, e due musici che suonano chi il corno chi il flauto. Simbolo di fecondità della natura, un satiro con un otre in spalla precede l’anziano satiro Sileno, brutto quanto saggio, ma già maestro di Bacco. Egli siede sul dorso di un asino, alquanto ebbro e tenuto in groppa da servizievoli giovanetti, tutti molto coinvolti nella gioiosa cerimonia. Sileno sta senz’altro a simboleggiare l’amore sensuale che si compendia con l’amore nuziale e spirituale, alluso da Venere, distesa in basso, alla destra della movimentatissima figurazione, confortata da un affettuoso amorino. Fa da sfondo un bucolico e luminoso paesaggio, parecchio esteso in profondità.

L’affollata messinscena pittorica di Annibale Carracci anticipa in toto quella che sarà la visione “aperta” e dinamica della pittura barocca, con un colorismo vivo e con una ammirata interpretazione sia dello stile michelangiolesco che del classicismo letterario.      

 

 

DIZIONARIO MITOLOGICO.

Tirso: Asta avvolta da pampini ed edera, portata dal dio Bacco e dalle Baccanti.

Baccante: Donna dominata da una forte passione sessuale. Donna che partecipa ai riti orgiastici di bacco ed era iniziata ai suoi misteri.

 


IL POST SOPRA RIPORTATO HA CARATTERE ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO E DIDATTICO (DESTINATO PERTANTO AGLI STUDENTI E AGLI APPASSIONATI). 

© Giuseppe Lucio Fragnoli

Nessun commento:

Posta un commento

L'ORGOGLIO DEL PAGLIACCIO, il nuovo romanzo di G. Lucio Fragnoli

La vendetta.  Era l’unica possibilità che mi avevano lasciato gli “assassini” della mia anima e i “ladri” della mia pubblica onorabilità. An...