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giovedì 15 settembre 2022

EDWIGE SALVAMI di G. Lucio Fragnoli, un romanzo sulle mode e il modo di vivere del nostro tempo.


 


COPERTINA DEL ROMANZO

DATA DI PUBBLICAZIONE: 26 maggio 2022, pagine 344
ISBN: 9791221341836
 EDIZIONI EMMEGI
DISPNIBILE IN: EPUB – EBOK – FORMATO KINDLE

Edwige Salvami è il romanzo pubblicato la prima volta nel 2010, che l'autore ha rivisto e ripubblicato nel maggio di quest'anno. Sicuramente adatto ad un pubblico maturo, Edwige salvami è dedicato ai quarantenni e ai cinquantenni, e costituisce una lunga riflessione sulle mode e il modo di vivere del nostro tempo, con la crisi dei valori tradizionali. 

Vi si raccontano le personali vicende di Benvenuto Lunati, detto Ben, di professione insegnante, il quale è convinto di aver vissuto varie vite, dalla sua nascita ai giorni nostri, attraversando prima gli anni del boom economico, poi il travagliato periodo  della contestazione e del terrorismo, sopravvivendo pure agli anni del riflusso e del berlusconismo, per approdare infine nella piatta contemporaneità della disillusione e dell’edonismo di massa. 

Nel tempo del declino di ogni nobile ideale, la sua esistenza è segnata dall’incontro con Edwige, di cui si innamora follemente, ma che comunque lo molla, di punto in bianco. Da quel momento in poi Ben vive nel rimpianto, pensando che soltanto Edwige, svanita nel nulla come per l’effetto d’un sortilegio, avrebbe potuto dare un senso alla sua vita, sperando disperatamente di rincontrarla, magari per un inspiegabile contraccolpo del destino.

«Avevo amato Edwige in siffatto modo per cinque anni e più, al di sopra di ogni altra cosa e all’ombra di un sentimento eccelso di spiritualizzazione della materia terrena, scoprendo la bellezza della natura, arrivando persino a commuovermi davanti ad un fulgido paesaggio o a un tramonto sul mare, perché nel paesaggio e nel tramonto sul mare vedevo lei, Edwige. Ero persino riuscito a svenire davanti al quadro di un anonimo pittore romantico inglese, La tempesta, dove un maestoso veliero combattuto dai marosi affonda miseramente. Avevo temuto che su quella nave potesse esserci lei, Edwige.»

Nel frattempo accadono molte cose impreviste, mentre, uno alla volta, entrano in scena altri personaggi, che sembrerebbero secondari, ma che non lo sono affatto, considerato che sono perfettamente coinvolti nella storia, come le affascinanti Alda Pozzi e Vanessa la Rossa, i volubili Gino Spirito e Walter Garbo, lo sfortunato Renato Caputo e tanti altri. Sono tutti ultraquarantenni e hanno parecchio in comune, vivono al passo coi tempi, cercando di prolungare al massimo la giovinezza... Ma, ovviamente, non possiamo svelarvi come andrà a finire.     

Nel romanzo, ambientato tra Roma e Latina, tra Sperlonga e Praga, questa volta l’autore ha rinunciato ad ammazzamenti e a situazioni truculente, preferendo le movenze della commedia e gli sfondi della quotidianità, anche riproponendo qualche istantanea della nostra storia, rivista con gli occhi del protagonista:       

«Ma ciascuno di noi giovani di allora aveva nella testa un’idea differente del socialismo, ognuno se lo inventava a modo suo e faceva la sua personalissima rivoluzione. Il socialismo era insomma una costruzione mentale con adattamenti di comodo. Non era certo il socialismo scientifico di Marx che avevamo noi nella capoccia e che aveva trovato la piena attuazione nel cosiddetto socialismo reale dei paesi dell’Est. E c’era addirittura chi, disilluso e più realista del re, dubitava fortemente di ogni buon esito futuro delle nostre iniziative politiche. Difatti la sera dopo, un compagno di cui non si conobbe mai il nome, probabilmente in preda a un momento di sconforto, tornò di notte sul muro e rimaneggiò la scritta: MAI NASCERÀ UNA SOCETÀ SENZA INGIUSTIZIE E SENZA FALSI MITI. NÉ COL SOLE NÉ CON LA PIOGGIA. Don Prospero, che ne aveva le tasche piene delle nostre colate di vernice sul suo muro, una mattina passò il confine armato di pittura e di pennello e aggiunse: GESÙ CRISTO ERA MOLTO PIÙ COMUNISTA DI VOI.»   

Non manca in ultimo una considerazione sul mondo della scuola, espressa per bocca del protagonista.

«Mi accadeva spesso di trovarmi a parlare di faccende scolastiche con persone che ne sapevano davvero poco in proposito. Costoro mi davano la chiara impressione di vedere il mondo della scuola come un calmo mare di adolescenziale beatitudine e purezza: una tersa e rassicurante distesa turchese. Non potevano certo immaginare che, sotto quelle tranquille acque, si consuma ogni giorno la crudele lotta della sopravvivenza, dove pesce mangia pesce. Nella mia prolungata esperienza di insegnante ero riuscito a individuare e catalogare tutte le varietà di animali che quotidianamente si industriano e si affannano per uscirne indenni da una tale virulenta giostra, dove ognuno si cuce addosso la propria acconcia livrea, mettendo in atto le più infide strategie di sopravvivenza.»

 J. M.

Postfazione dell’autore

Dopo aver rivisto La festa dei cani, Miracolo al bar, Nero napoletano, Quell’impicciatissima vicenda di donne diavoli e altre stranezze, Ottocento e La Canzone di Lola – realizzando per ognuno di essi o degli ampliamenti, o solo delle correzioni, o dei minimi aggiustamenti – è stato il turno di Edwige salvami, pubblicato nel 2010. Che ho riletto attentamente, apportando soltanto alcune piccole variazioni. Dato che, nella buona sostanza, il testo mi è sembrato convincente e scritto coerentemente rispetto alla storia narrata.

Ho cambiato, tanto per fare un esempio, il nome della rossa e fascinosa Edwige con Edwige, che mi pareva un poco più stravagante e più adatto al personaggio. Per il resto, ad eccezione del Cap. XIV, in cui ho inserito una spassosa gag, tutto è rimasto pressoché inalterato.

In Edwige salvami mi è piaciuto raccontare di un personaggio che ha attraversato il periodo travagliato della contestazione e del terrorismo, sopravvivendo poi agli anni del riflusso e del berlusconismo, per approdare infine nella piatta contemporaneità della disillusione e dell’edonismo di massa.

Il protagonista del lungo racconto, Benvenuto Lunati, nasce in verità come personaggio plasmato con l’immaginazione, ma anche attraverso i racconti e le esperienze di alcuni miei conoscenti e amici coetanei. A Ben ho fornito un carattere forte e debole nello stesso tempo, e un modo di pensare precipitoso e mutevole, politicamente scorretto. Persino scaramantico, quando egli, convintamente, pensa che vi sia un arcano filo conduttore nel suo destino, costituito dai messaggi nascosti nei libri o nei casi che riguardano il gesuita e scrittore Tom De Merola.

Il conflittuale rapporto con le donne, l’acre maschilismo di Ben, nasce proprio dalle sue stesse esitazioni. Che, contraddittoriamente alla sua superficiale e malfidata disposizione verso l’altro sesso, lo portano a vedere in Edwige Malaspina, la personalità risolutrice della sua esistenza.    

Ma pure agli altri personaggi della narrazione, Renato, Vanessa, Alda, Deborah, Gino, Walter, Tom De Merola, e pure alle comparse, ho attribuito le nevrosi e le fragilità proprie d’ogni essere umano, in aperto contrasto coi loro colpi di testa, con la loro voglia di apparire diversi e migliori.

La storia in cui essi si muovono, protagonisti e figuranti, è di pura fantasia, costruita come ideale palcoscenico per le loro occorrenze e loro vicende d’amore e d’amicizia. È parte importante di tutta la storia, oltre al vertiginoso mondo della contestazione e della fumosa e funesta guerra fredda all’italiana, il sommerso universo delle bramosie e dell’insoddisfazione, dell’occulto e dilagante mercato del sesso.

Ma queste sono cose che già sapete ormai, se avete letto il romanzo. Se, al contrario, vi apprestate a leggerlo, questi pochi righi vi incuriosiranno, penso. Spero comunque che vi divertiate. O che vi siete diverti. A presto.   

16 aprile 2022

Giuseppe Lucio Fragnoli

 

 



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