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sabato 24 dicembre 2022

LA BATTAGLIA DELLE PIRAMIDI (Bataille des Pyramides) di ANTOINE-JEAN GROS

 

Antoine-Jean Gros (Parigi, 1771 – Meudon, 1835), La battaglia delle Piramidi (1810, olio su tela, 389 x 311 cm) Reggia di Versailles (Francia).

LA BATTAGLIA DELLE PIRAMIDI 

La cosiddetta Battaglia delle Piramidi fu combattuta, dopo la conquista di Alessandria da parte dei francesi, il 21luglio del 1798, nella piana di Giza, a pochi chilometri dalle piramidi di Cheope, Chefren e Micerino, tra l’armata guidata da Napoleone Bonaparte e le truppe mamelucche ottomane comandate da Murad Bey e Ibrahim Bey. Nello scontro Bonaparte adottò la strategia militare della fanteria schierata in quadrati, con al centro cavalleria e artiglieria, con cui riuscì a respingere gli attacchi dei cavalieri mamelucchi e ad avere infine la meglio su un esercito numericamente molto superiore. La vittoria fu sicuramente determinante per la successiva conquista del Basso Egitto. Ma l’ambizione di Napoleone di conquistare il vicino oriente fu quasi del tutto vanificata dalla vittoria della flotta inglese del contrammiraglio Nelson contro quella francese comandata dal viceammiraglio D’Aigalliers nella Battaglia del Nilo o della Baia di Abukir del 1° e 2 agosto. 


LETTURA DELL’OPERA 

 Il momento rappresentato è quello in cui la battaglia infuria violenta nella sterminata piana desertica antistante le gigantesche piramidi, che fanno da sfondo al dipinto. In lontananza, nel furore dello scontro, nella polvere sollevata dai cavalli in corsa, nei fumi delle cannonate, si distinguono gli opposti schieramenti, sotto un cielo offuscato dai nuvoloni grigiastri delle esplosioni impastati con la sabbia. I francesi disposti secondo quadrati fronteggiano i più numerosi mamelucchi, schierati in minacciosi squadroni diversamente organizzati. In primo piano, su un’altura appena conquistata dalle truppe francesi, con al seguito il suo stato maggiore di alti ufficiali, sopraggiunge il generale Napoleone a cavallo che, dall’alto del rilievo sabbioso, controlla l’evoluzione del combattimento sotto gli sguardi decisi dei suoi coraggiosi generali e degli altri graduati che lo attorniano, pronti a ricevere disposizioni e a entrare in battaglia. Bonaparte tiene sicuro le briglie del suo destriero inquieto con la stessa mano con cui indica la mischia furente, mentre con l’altra levata in alto si appresta ad impartire un ordine ai suoi valorosi ufficiali a cavallo con le spade già levate in alto, smaniosi di lanciarsi alla carica con i loro ardimentosi cavalleggeri. Negli atteggiamenti di controllata determinazione e di fierezza di ogn’uno dei comandanti si intuisce già l’esito vittorioso della battaglia. Ma la fermezza e la nobiltà dei condottieri francesi, contrasta col gruppo dei nemici appena sconfitti. Uno di loro, un giovane nero, giace riverso a terra senza vita. Nell’indifferenza dei prodi francesi, altri due guerrieri vinti e disarmati, umiliati e buttati in terra, chiedono remissivamente clemenza, come l’anziano combattente ottomano, fermo e in piedi dietro di loro, che abbraccia in segno di protezione i suoi giovani figli impauriti, per i quali invoca salvezza. Nella loro disperazione si capisce e si anticipa la completa disfatta mamelucca.

Nella Battaglia delle Piramidi sono presenti precisi elementi stilistici neoclassici, come la disposizione bilanciata dei personaggi, la rappresentazione dell’eroismo e del coraggio dei soldati francesi, che si contrappone ai sentimenti meno elevati dei vinti, ma parimenti importanti. A tali elementi si aggiungono misuratamente una sensibilità coloristica e una preferenza per il movimento che rimandano all’esperienza formativa italiana – a Rubens soprattutto –, che sono più evidenti in dipinti come La battaglia d’Abukir (1806), in una elaborazione dell’immagine sostanzialmente romantica.      

Barone Antoine-Jean Gros

Brevissima biografia di Antoine-Jean Gros 

Nato a Parigi nel 1771, Antoine-Jean Gros fu tra i migliori allievi di Jacques-Louis David. Dopo aver partecipato senza successo al Prix de Rome, anche per allontanarsi dai virulenti sviluppi rivoluzionari, nel 1793 partì per l’Italia, dove restò per otto anni, soggiornando per lungo tempo a Genova, ma anche a Milano, rivestendo frattanto l’incarico di commissario della requisizione delle opere d’arte. A questo periodo appartiene il famoso dipinto Ritratto di Bonaparte al ponte d'Arcole (1796). Ritornato a Parigi nel 1801, lavorò ad un impegnativo ciclo di grandi opere storiche, tra cui La battaglia d’Abukir (1806), anticipatrice della visione romantica. Fino alla caduta di Napoleone realizzò ritratti, soggetti mitologici e grandi tele storiche, tra cui La battaglia delle Piramidi (1810), che gli garantirono fama e prestigio sociale. Sotto il regno di Carlo X continuò a lavorare ancora su soggetti storici e mitologici, ripristinando nel suo stile una certa compostezza classica. Ma la sua fama andava purtroppo scemando. Deluso per l’insuccesso ottenuto al Salon del 1835, decise di togliersi la vita, annegandosi nella Senna.      

© G. LUCIO FRAGNOLI


IL POST SOPRA RIPORTATO HA CARATTERE ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO E DIDATTICO, DESTINATO PERTANTO AGLI STUDENTI E AGLI APPASSIONATI. 

 

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