Le déjeuner sur l’erbe (1862-1863) Parigi,
Muée d’Orsai (olio su tela, cm 208 x 264).
Edouard Manet presentò il dipinto al Salon del 1863,
come Le Bain, scatenando una discreta riprovazione da parte della
critica e della giuria, che lo respinse risolutamente. Ma Napoleone III
decise di far esporre comunque Le Bain in uno spazio
appositamente creato, un Salon-Annexe, subito dispregiativamente
chiamato Salon des Refusés, Salone dei Rifiutati.
Il soggetto rappresentato urtava contro il gusto
della dominante e perbenista della classe borghese, a cui erano destinate
manifestazioni artistiche come i Salon, visti anche e soprattutto in un’ottica
di raffinata mondanità.
Non si poteva quindi tollerare un’invasione così
inaspettata dell’erotismo nella sana consuetudine parigina delle scampagnate. E
inaspettatamente, la scostumata colazione sull’erba metteva in discussione
tutta una serie di indiscusse certezze, sia artistiche che sociali. Non si
poteva di certo tollerare l’insulsa scenetta di due giovani uomini che, al
fresco delle fronde di un boschetto, ragionano disinvoltamente in presenza di
una donna completamente svestita, per niente imbarazzata della sua nudità. Che
per giunta guarda fuori dal quadro, dritto negli occhi l’osservatore,
palesemente smarrito di fronte a tanta sfacciataggine! Immaginate la rabbia di
quei benestanti e garbati cittadini di fronte allo sguardo ammiccante di quella
giovane spudorata che, resa immortale dal miracolo della pittura, guarda oggi
noi moderni, un po’ compiaciuti e un po’ ammaliati dalla sua femminilità sbattutaci
in faccia.
Gli storici dell'arte hanno riconosciuto in lei
la modella Victorine Meurent, mentre per le figure dei due giovani hanno
posato il fratello Gustave, con la mano sospesa in un gesto colloquiale, e
Ferdinand Leenhoff, futuro cognato di Manet.
Dietro il gruppo in primo piano, in uno schema
prospettico a cannocchiale, evidenziato dalle quinte degli alberi, un secondo
personaggio femminile in camicia da giorno si rinfresca nella limpida acqua di
uno stagno. La donna è indubbiamente colta in una lirica amabilità di gesti, ma
sicuramente apparve pure lei indecente al pubblico benpensante di allora. In
basso e a sinistra della tela, disposta in primissimo piano sorprende la natura
morta del cibo sparso sul prato, insieme all’abito della spudorata, in un
efficace e calcolato contrasto di colori caldi e colori freddi.
I personaggi sono disposti nello spazio naturale, dipinto come una scenografia teatrale, in un’ambientazione che, nel suo complesso, è ripresa da una stampa con Il giudizio di Paride (da Raffaello, 1515-16) di Marcantonio Raimondi e, per ulteriori effetti, da Il concerto campestre (1510) di Tiziano. L’artista in definitiva realizza una sostanziale attualizzazione dell’immagine antica, in una sorta di soddisfatto omaggio all’arte rinascimentale. Ma il soggetto altro non è per Manet che un pretesto, esso servirà ad aprire la strada della rappresentazione della vita moderna nella grande pittura. Egli pretende così di essere un uomo ed un artista del suo tempo, portando quindi sulla tela l’attualità che vede e che sente con lo spirito dell'intellettuale della contemporaneità.
TUTTI I POST RIPORTATI IN QUESTO BLOG HANNO CARATTERE ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO E DIDATTICO. SONO PERTANTO DESTINATI AGLI APPASSIONATI, AI MIEI STUDENTI E AGLI STUDENTI TUTTI.
© G. LUCIO FRAGNOLI
Nessun commento:
Posta un commento