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martedì 1 novembre 2022

APOTEOSI DI OMERO di Jean-Auguste-Dominique Ingres

 

Di Jean-Auguste-Dominique Ingres, Apoteosi di Omero (firmato e datato 1827 - olio su tela - 386x515 cm), Musée du Louvre, Parigi.

ANALISI DELL’OPERA 

Il gigantesco dipinto fu commissionato per il soffitto della nona sala del museo Carlo X del Louvre, dedicata ai ritrovamenti etruschi ed egizi. Il soggetto era stato quindi realizzato, insieme ad aggiuntive decorazioni grecizzanti, per quella specifica collocazione, e non per la sistemazione odierna. Per un lungo periodo, però, Apoteosi di Omero fu sostituito nell’anzidetto ambiente da una replica, giacché l’originale era stato rimosso nel 1855 ed era esposto al Musée du Luxembourg. Fu riportato al Louvre soltanto nel 1874. Esposto in seguito al Salon, suscitò ammirazione anche nella cerchia degli artisti romantici, per la qualità pittorica e la complessa elaborazione del soggetto.

Quella che lo stesso Ingres giudica la più importante tela da lui concepita, cita vagamente, nell’impostazione generale, i raffaelleschi Il Parnaso e La scuola di Atene, in una rappresentazione imponente e magniloquente insieme, nonché manifestamente celebrativa del maggiore cantore epico dell’antichità.

Omero, contegnoso e solenne nell’aspetto, è seduto su un seggio posizionato su un podio, poggiato a sua volta sullo stilobate di un tempio a lui dedicato, alla fine di un breve crepidoma, e occupa il centro della composizione. Alle sue spalle si erge un tempio periptero, esastilo in ordine ionico, il cui frontone, che si staglia contro un cielo sereno e luminoso, è ispirato a un dettaglio di un monumento in onore dell’imperatore romano Antonino Pio, con l’aquila di Zeus che si appresta a portare in volo il vate greco tra gli dei dell’Olimpo.   

Una Vittoria alata, sospesa nell’aria sta incoronando il cantore cieco, che ai suoi piedi ha le figure allegoriche dell’Iliade e dell’Odissea, sedute sul terzo scalino, l’una dando le spalle all’altra. L’Iliade, vestita di un peplo rosso, e l’Odissea, avvolta in un mantello verde, sono riprese dalle figure di sibille nella volta michelangiolesca della Sistina. Disposti in modo bilanciato, quasi simmetricamente, intorno al personaggio di omero si affollano i maestri più eccelsi d’ogni tempo, che gli rendono omaggio. In alto, con l’eccezione di Michelangelo e Raffaello, ci sono i grandi talenti antichi, in basso i moderni. L’imponente dipinto, infatti, altro non è che la celebrazione degli uomini di genio, della sublimità e superiorità dell’arte su ogni attività umana: è, in fondo, un omaggio del pittore ai più straordinari creatori d’ogni tempo, primo tra tutti il rimatore arcaico, vissuto nel IX secolo a. C., secondo Erotodo.

Cosicché alla destra di Omero, in alto, si riconoscono, tra gli altri, Orazio e Virgilio, Sofocle e il succitato Erotodo, Apelle, che tiene per mano Raffaello, e offre al più grande dei poeti i pennelli e la tavolozza; in basso, ci sono, tra gli alti, Dante, Poussin e Corneille. Alla sinistra di Omero, in alto, invece, si riconoscono, oltre che Michelangelo, Aristotele e altri, in posizione preminente Fidia, che offre lo scalpello e il mazzuolo, Pindaro che offre la sua lira, Alessandro Magno che offre un cofanetto con dentro le opere omeriche. Sotto di loro si vedono, tra gli altri, Molière, Boileau e Longino.        

Di Jean-Auguste-Dominique Ingres, Apoteosi di Omero, Particolare delle figure allegoriche dell’Iliade e dell’Odissea. Sull’alzata del gradino sottostante si può osservare un’iscrizione in greco che così si può tradurre: Se Omero è un dio, che lo si onori tra gli dei, se non è un dio, che sia considerato tale.

 

Ingres, Autoritratto

Ingres, come ha scritto Giulio Carlo Argan, “È stato l’ultimo degli italianizzanti ma, più degli antichi studiava Raffaello, Bronzino, Poussin. Non è stato un neo-classico, del Neo-classicismo non accettava né la tendenza rivoluzionaria, davidiana, né la conservatrice, canoviana. Tra il suo ideale e l’ideale romantico di Delacroix v’era un contrasto che divenne ostinata, serrata polemica. Non aveva interessi ideologici e politici(...) Il soggetto, classico o romantico che fosse, non lo interessava, concepiva l’arte come pura forma(...)”   


 

© G. LUCIO FRAGNOLI

 

 


Vita in breve di Ingres

Jean-Auguste-Dominique Ingres nasce a Montauban il 20 agosto del 1870. Figlio maggiore del pittore Jean-Marie-Joseph, è scolaro di David, a Parigi dal 1797.

Nel 1801 vince il Prix de Rome con il dipinto Achille e gli inviati di Agamennone. L’anno successivo apre un atelier nell’ex convento dei Cappuccini, giungendo presto ad una notorietà che gli permetterà di eseguire nel 1804 il ritratto di Napoleone I console e due anni dopo Napoleone in trono.

Nel 1810 risiede e lavora stabilmente a Roma e nel 1813 sposa Madeleine Chapelle. In un periodo che va fino al 1914 dipinge opere di grande effetto come il Sogno di Ossian, Raffaello e la Fornarina, Paolo e Francesca e la Grande odalisca. Dopo la caduta di Napoleone nel 1815, lavora per una committenza ridotta e meno facoltosa.

Nel 1819 invia Ruggero e Angelica e la Grande Odalisca al Salon, riscuotendo giudizi poco favorevoli dalla critica.

Nel 1820 si trasferisce a Firenze e nel 1823 è eletto membro corrispondente dell’Accadémie des Beaux-Arts di Parigi. Dal 1824 è a Parigi e l’anno seguente vi apre uno studio in vie Visconti, ricevendo la Legion d’Onore e venendo anche eletto membro dell’Accadémie des Beaux-Arts.

Nel 1827 dipinge l’Apoteosi di Omero.

Nel 1834 Ingres è di nuovo a Roma come direttore dell’Accademia di Francia.

Nel 1841 ritorna a Parigi.

Nel 1849 muore la moglie, ma l’artista si risposa, due anni dopo, con Delphine Ramel. All’Esposizione universale del 1855 espone 43 dipinti in una sala a lui esclusivamente dedicata. Nel 1862 è nominato senatore.

Il 1867, alla sua morte, viene allestita una grande mostra in suo onore all’École des Beaux-Arts.

 

Bibliografia:

Annalisa Zanni, I Gigli dell’Arte, Ingres, 1990, Cantini Editore, Borgo S. Croce, Firenze.

Hugh Honour, Neoclassicismo, 1980, Einaudi, Torino.

Piero Adorno, L’arte italiana. Dal Settecento ai nostri giorni Vol. 3, 1994, D’Anna, Firenze.

Giorgio Cricco e Francesco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Vol. 4°, Versione Arancione, Dal Barocco al Postimpressionismo, 2021, Zanichelli, Bologna.

G. C. Argan, Storia dell’arte italiana, Vol. 3°, 1993, Sansoni, Milano.

F. Zeri, Cento Dipinti, Ingres, Bagno turco, 1998, Rizzoli, Milano.

Autori Vari, Storia universale dell’arte. Il XX secolo,1991, De Agostini, Novara.

IL POST SOPRA RIPORTATO HA CARATTERE ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO E DIDATTICO, DESTINATO PERTANTO AGLI STUDENTI E AGLI APPASSIONATI. 


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