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lunedì 30 maggio 2022

LA RIVOLTA DEL 2 MAGGIO 1808 e LE FUCILAZIONI DEL 3 MAGGIO 1808 di Francisco Goya



Francisco Goya, La rivolta del 2 maggio 1808 contro i mamelucchi (1814, olio su tela, 268 x 347 cm.) Madrid, Museo del Prado.



Francisco Goya, Le fucilazioni del 3 maggio 1808 sulla montagna del Principe Pio (1814, olio su tela, 266 x 345 cm.) Madrid, Museo del Prado.

 

 NECESSARIA PREMESSA



Rivolta del 2 maggio 1808 contro i mamelucchi alla Puerta del Sol Fucilazioni del 3 maggio 1808 sulla montagna del Principe Pio costituiscono un passaggio pittorico importantissimo e del tutto sottovalutato nella storia dell’arte moderna.

I due quadri furono realizzati dal grande artista spagnolo nel 1814, a spese del Consiglio di reggenza spagnolo, per ricordare il pesante tributo di sangue pagato dal suo popolo, oppostosi coraggiosamente  all’invasione francese del 1808. Essi, contrariamente a quanto si vede nei manuali scolastici, eppure in altri più scrupolosi testi, andrebbero osservati necessariamente insieme, l’uno come conseguenza dell’altro, in quanto rappresentativi di due momenti concatenati di un’unico e tragico fatto storico.

Banalmente, secondo una pigrissima routine, si sceglie di commentare soltanto delle Fucilazioni, spesso per evidenziare la concezione che l’intellettuale Goya aveva della storia, per il suo rifiuto della guerra, per l’avversione a ogni forma di violenza e sopraffazione. A tutto ciò si aggiunge lo strano caso critico di ritenere la Rivolta un dipinto stilisticamente non all’altezza dell’altro. Non lo si reputa comunemente un capolavoro, in buona sostanza. Conclusione questa che dipende più da un superficiale pregiudizio e non da un’attenta osservazione.

Io qui, adesso, tenterò una spassionata rivalutazione del dipinto dedicato all’insurrezione armata, fin troppo snobbato, reputandolo un capolavoro come il susseguente, ispirato alle tragiche esecuzioni, ritenendolo indispensabile per la lettura del primo, in un rapporto di causa ed effetto.

 

 

IL FATTO STORICO DI RIFERIMENTO

 

Andiamo con ordine, partiamo dal principio di tutto l’accadimento storico, dall’antefatto. Napoleone Bonaparte per attuare il suo ambizioso piano di blocco continentale, per limitarne la potenza navale dell’Inghilterra e isolarla dai commerci con l’Europa, prospettò al primo ministro spagnolo Manuel de Godoy la necessità del passaggio di truppe francesi sul territorio spagnolo, con lo scopo di occupare il Portogallo, impedendone l’utilizzo dei porti agli inglesi. Tutto ciò fu deciso con il Trattato di Fontainebleau di spartizione del Portogallo, che ovviamente fu sconfessato da Bonaparte, che aveva ben altre mire, volendo fare di Spagna e Portogallo un unico regno per Giuseppe Bonaparte. Cosicché un esercito francese, tre volte più numeroso di quanto stabilito nel trattato, 30.000 uomini, al comando del generale Gioacchino Murat, penetrò in Spagna, occupando Madrid, il 23 marzo del 1808. 

Per esser breve dirò, che il dì seguente, come da accordi, si concretizzò l’abdicazione dell’inetto Carlo IV in favore del figlio Ferdinando VII, i quali, convocati in seguito a Bayonne da Napoleone, saranno a loro volta costretti a lasciare il trono al fratello dell’imperatore, fatto questo conosciuto come le abdicazioni di Bayonne.

Nel tempo che Carlo IV e Ferdinando VII erano impegnati a discutere con Bonaparte a Bayonne, a Madrid venne costituita una giunta di governo in loro rappresentanza, soggiogata dal pugno di ferro di Murat, il quale decise il trasferimento degli altri due figli di Carlo IV da Madrid a Bayonne. Questa risoluzione fu anche accettata dalla giunta di governo in un consiglio svoltosi nella notte tra l’1 e il 2 di maggio.

All’alba del 2 maggio il popolo madrileno, per contrastare la deportazione dei figli di Carlo IV, Francesco di Paola e Maria Luisa di Borbone, insorse, facendo ricorso a coltelli ed altre armi improvvisate. Gli scontri più sanguinosi si ebbero presso la Puerta de Toledo e la Puerta del Sol, dove i rivoltosi si erano ammassati per impedire l’entrata dei rinforzi francesi in città.  

                

LA RIVOLTA DEL 2 MAGGIO 

 

Nella Rivolta del 2 maggio 1808 contro i mamelucchi alla Puerta del Sol, o molto più semplicemente Dos de mayo, Goya ricostruisce pittoricamente lo scontro sicuramente più esaltante e cruento, nel quale i patrioti madrileni si scontrano con una formazione di corazzieri e di mamelucchi, mercenari turchi, risoluti e ben addestrati, dalle appariscenti divise orientaleggianti.

Il dipinto è straordinariamente interessante per la forte carica di patriottismo che l’autore riesce a trasmette, unita a un appassionato senso di partecipazione all’evento. La sommossa viene rappresentata in tumultuoso moto, determinato dalla calca dei rivoltosi che assale i cavalleggeri stranieri alle spalle, spingendoli in avanti, costringendoli a serrarsi, in un moto impetuoso e impazzito dei cavalli. Ma molti dei patrioti, coraggiosamente, affrontano gli invasori anche frontalmente, armati solo di coltelli, in una lotta disperata e insieme rabbiosa, nella quale corazzieri e mamelucchi, stanno per avere la peggio.

La scena è perfettamente organizzata nello spazio della grande piazza che dà su una delle più importanti porte d’ingresso alla città. La piazza è vista in prospettiva frontale, con il punto di fuga basso e alquanto decentrato verso sinistra. Dietro i palazzi allineati che chiudono l’ampio slargo si distingue il profilo irregolare di imponenti fabbricati, immersi in una luce grigiastra, e nell’aria fumosa e polverosa degli scontri.

Sul suolo sterrato giacciono i cadaveri deturpati dei combattenti con attorno le loro armi, uno indossa la divisa militare degli invasori, cui si contrappongono i patrioti caduti con gli ordinari abiti civili. Sopra i loro corpi senza vita, infuria la mischia, coi ribelli valorosi dalle facce furenti che accerchiano i cavalieri, i quali disperatamente agitano le loro sciabole. Un mamelucco, con la sua esotica uniforme e il suo turbante, è stato sbalzato dalla sella del suo bianco destriero e ucciso a coltellate, mentre un altro sta per fare la stessa fine, in una voluta evocazione della cacciata dei conquistatori arabi, pur lontana nel tempo ma sempre presente nella coscienza degli spagnoli.

 Ciò che sorprende nell’immagine è però l’anticipazione di tutta una serie di accorgimenti, che sono in tutto e per tutto romantici, come la rappresentazione macabra dei cadaveri sgozzati, in un crudo realismo  che anticipa i cadaveri in primo piano della Zattera della Medusa di Géricault e della Libertà che guida il popolo di Delacroix, come pure il moto violento e convulso del combattimento anticipa l’avanzata trionfale e persino retorica dell’intero popolo francese oltre la barricata. Certamente, i cavalli impegnati nel combattimento di Goya ricordano sicuramente quelli berberi impegnati nella famosa corsa nel carnevale romano dipinti da Géricault.

Effettivamente in Dos de mayo, un fatto di storia recente, gli elementi romantici sono molti, come il dinamismo e il realismo della visione, come la composizione svincolata da schemi precisi, come il vivo colorismo e il tratto libero, che si rendono utili e funzionali al tema illustrato, epico e nazionalista. Ne La rivolta del 2 maggio 1808 contro i mamelucchi alla Puerta del Sol i personaggi dell’illuminista Goya sono i cittadini madrileni, nei loro abiti da lavoro, sono operai, artigiani e bottegai, madrileni in genere, in un’idea di popolo sicuramente più liberale di quella di Delacroix, che ricorre a una elencazione delle varie classi sociali. Il popolo di Goya sono i cittadini, uniti soprattutto da un vincolo di appartenenza: eroi per un giorno ma non per caso, martiri il giorno appresso.

 

1814 - Goya, Dos de mayo


1819 - Géricault, La Zattera della Medusa


1830  - Delacroix, La Libertà che guida il popolo


La sanguinosa sollevazione madrilena del 2 maggio 1808 contro le truppe di occupazione francesi fu repressa nel sangue. Ma peggiori furono le ritorsioni che seguirono, con l’emanazione di un decreto per la costituzione di una commissione militare controllata dal generale Grouchy, con l’autorità di mandare a morte tutti coloro che avevano preso parte alla rivolta: centinaia di coraggiosi madrileni, quasi tutti appartenenti agli strati più bassi della popolazione. Al contrario, i nobili e i ricchi borghesi non subirono rappresaglie, avendo accettato con malcelato opportunismo la tirannia di Marat.

 

 

LE FUCILAZIONI DEL 3 MAGGIO

 

Nel conseguenziale Fucilazioni del 3 maggio 1808 sulla montagna del Principe Pio si rappresentano le esecuzioni dei rivoltosi che seguirono all’insurrezione del giorno avanti, in cui traspare evidente il forte turbamento dell’animo dell’autore. Il quadro è una sua commossa testimonianza del crudele accadimento, resa con grande effetto espressivo e forza drammatica.

Ma al di là del valore patriottico e storico-documentale, Los fusilamientos del 3 mayo, costituisce soprattutto una severa riflessione dell’autore sul senso sanguinario e illogico della guerra, in una concezione disillusa e antieroica della storia, costruita sulle brame dei potenti.

Il massacro avviene nella notte calda di primavera, in un luogo isolato, poco distante dal centro antico di Madrid, alla luce di una grossa lampada cubica posata in terra.

Vittime e carnefici, bene e male, sono tangibilmente separati in due gruppi dal calcolato effetto di luminescenza della lampada, che illumina tragicamente i disperati in attesa del supplizio, delineando pure le sagome dei fucilieri.

Il plotone d’esecuzione è visto di spalle, come burattini senza identità, ad accentuarne l’implacabilità di sordidi strumenti di morte. Cosicché i colori smorti e freddi delle divise dei militari si contrappongono ai toni più caldi del gruppo dei rivoltosi in terrificante attesa dei colpi mortali, come a rafforzare la spietata e ottusa determinazione dei giustizieri rispetto all’angoscioso stato dei condannati.

Centro ideale della rappresentazione è la figura inginocchiata in camicia bianca e con le braccia aperte, messa contro un declivio terroso, come per offrire il proprio petto alle pallottole dei boia. Il suo volto è percorso da un’espressione di terrore e, col suo gesto da martire laico, rivendica strenuamente le ragioni dell’insurrezione, in un ultimo impulso d’eroismo. Un altro condannato, accanto a lui guarda sgomento davanti a sé, e un altro ancora, un monaco, stringe i pugni, come per sottrarsi alla paura e ribadire insieme il suo coraggio di ribelle, mentre c’è chi si copre il volto per la disperazione e chi si raccomanda l’anima al Signore.

Davanti a loro, un altro poveraccio, già fucilato, giace esanime in terra in una pozza di sangue. Sullo sfondo, sotto cielo nero e senza stelle si distingue il profilo della città, appena accennato con poche pennellate sicure ed essenziali. La scena del martirio, che taluni associano per varie analogie alla sacra rappresentazione della crocifissione, è un susseguirsi di gesti semplici e solenni insieme.

Anche nelle Fucilazioni del 3 maggio 1808 sulla montagna del Principe Pio la visione pittorica di Goya è realistica e già tutta romantica, tesa all’esaltazione dei sentimenti vivi e veridici dell’uomo. L’esecuzione è innovativa e magistrale, assolutamente moderna, col colore dato in modo immediato e risolutivo, con pennellate larghe e materiche, ad accentuare il dramma che si compie, con la percepibile emozione e partecipazione al dolore da parte dell’autore, un’artista che colma di serietà di pensiero la sua pittura.        

 

IL FATTO STORICO: CONCLUSIONE

 

La rivolta madrilena, compresa la rappresaglia che ne seguì non fu vana. Successivamente, gli spagnoli, soccorsi e sostenuti dagli inglesi, furono in grado di contrastare con azioni di guerriglia gli occupanti francesi, riuscendo a darsi istituzioni proprie. Nel 1814, col ritorno al trono di Ferdinando VII, era già in vigore la cosiddetta Costituzione di Cadige, una vera e propria costituzione liberale concepita sul modello inglese, promulgata dalle Cortes, antico parlamento medioevale, nel 1812.



IL POST SOPRA RIPORTATO HA CARATTERE ESCLUSIVAMENTE DIVULGATIVO E DIDATTICO (DESTINATO PERTANTO AGLI STUDENTI E AGLI APPASSIONATI). 


© G. LUCIO FRAGNOLI


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